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La sentenza

Tribunale di Parigi: "Fr...o? Non è discriminazione se fa il parrucchiere"

08 aprile 2016 | 18.25
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Dare del "fr...o" o rivolgere altri insulti omofobi a un parrucchiere "non è reato", perché in quel settore lavorano tanti gay. E' la sentenza del Tribunale del Lavoro di Parigi che ha scioccato la Francia. Le associazioni per la parità dei diritti promettono un'azione legale. Intanto sui social monta l'indignazione.

Il caso nella specifico riguarda un giovane impiegato in prova in un salone parigino che nell'ottobre del 2014 ha ricevuto per errore un sms dal suo capo che lo riguardava direttamente. E che recitava: "Non lo terrò (nome del ragazzo) a lavorare, domani lo avverto. Non mi sento a mio agio con lui: è un PD". 'PD' è un termine volgare francese per indicare gli omosessuali, corrispondente al nostro 'fr...o'. Il giorno dopo il ragazzo veniva licenziato.

Ritenendosi vittima di una discriminazione legata all'orientamento sessuale, il giovane ha così deciso di portare in tribunale il suo datore di lavoro, convinto di poter vincere. Ma così non è stato. O almeno non come credeva lui. Ha sì ottenuto un risarcimento di 5mila euro per danni morali, ma la sentenza non ha posto l'accento sulla condotta discriminatoria del suo datore di lavoro. Secondo i giudici francesi, infatti, il termine PD utilizzato in quel preciso settore, "non ha valenza discriminante". In quanto, secondo il Tribunale francese, "i parrucchieri assumono regolarmente gli omosessuali nei saloni".

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