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Metropolita greco: "Visita del Papa a Lesbo messaggio forte ai potenti"

10 aprile 2016 | 15.58
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Il metropolita di Messenia, Crisostomos Savatos
Il metropolita di Messenia, Crisostomos Savatos

“La presenza congiunta di due dei più importanti capi cristiani, Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, insieme con l'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymus” a Lesbo “invierà un messaggio forte ai potenti del mondo e a ogni uomo di buona volontà sul bisogno prevalenza di pace, ma anche di sensibilizzazione per la difficile situazione dei rifugiati”.

A dirlo all’Adnkronos è il metropolita di Messenia, Crisostomos Savatos, eminente teologo e fra i protagonisti del dialogo fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa greca, intervistato in occasione della storica visita che Papa Francesco farà sabato prossimo nell’isola greca diventata uno dei simboli del dramma dei migranti.

“Quando gli altri stavano chiudendo le strade – afferma il metropolita Crisostomos, alludendo alla chiusura della rotta Balcanica - i greci e soprattutto, la maggioranza degli abitanti delle nostre isole, hanno aperto il loro cuore, in un grande abbraccio immaginario, e hanno aiutato i rifugiati senza discriminazioni. Questo è successo perché per tutti noi cristiani di fronte a qualsiasi straniero vediamo il Salvatore Gesù Cristo, che nei primi anni della Sua vita ha vissuto lo sradicamento”.

“La parola ‘sociale’ di Papa Francesco attraverso la quale cerca di sensibilizzare i fedeli della Chiesa cattolica romana e ogni uomo di buona volontà è molto vicina al discorso sociale della Chiesa ortodossa in Grecia, che soprattutto in questi ultimi anni di crisi economica si è caricata sulle spalle la responsabilità e l’onere di sostenere i gruppi più vulnerabili della popolazione caduti in condizioni finanziarie disastrose".

"L'ingiustizia, lo sfruttamento economico e la povertà non fanno differenza tra cattolici e ortodossi, cristiani oppure fedeli di altre religioni - rimarca il metropolita - Dobbiamo tutti impegnarci per aiutare e sostenere le persone che soffrono, proteggere le nostre comunità, i nostri valori e le tradizioni, ma anche l'ambiente naturale in cui viviamo che fa parte della creazione di Dio”.

Per quanto riguarda i rapporti tra le Chiese, spiega Crisostomos, la visita a Lesbo, “contribuisce ad una maggiore cooperazione sulle questioni umanitarie e sociali, ma non dobbiamo sottovalutare la necessità di promuovere il dialogo teologico in corso tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana”. Sul tema di una data comune per la Pasqua di tutti i cristiani, aggiunge, “ci sono diversi punti di vista, ognuno dei quali merita rispetto e attenzione".

"I primati delle Chiese ortodosse locali hanno deciso che non ci siano ancora condizioni mature per discutere la questione sulla data comune della Pasqua nel prossimo Grande e Santo Sinodo della Chiesa ortodossa che si terrà il prossimo giugno a Creta”.

Tornando ai migranti, il metropolita, che parla italiano e ha anche studiato a Roma, ricorda come entrambi i nostri paesi siano luogo di accoglienza in virtù della loro posizione geografica. “Fin dall’inizio la Chiesa ortodossa in Grecia si è posta a fianco dei rifugiati attraverso strutture caritative e soprattutto attraverso le parrocchie. Raccogliamo e offriamo cibo, vestiario e generi di prima necessità”.

Quando sono state chiuse le frontiere, quando “alcuni politici europei” hanno fatto sì che i rifugiati “diventino un problema che la Grecia, già colpita dalla crisi economica, debba gestire da sola, noi greci, la Chiesa, gli attori sociali e la gente comune abbiamo mostrato che cosa significa la solidarietà e il sostegno a coloro che soffrono”, continua il metropolita, ricordando come il suo Paese si confronti da più di sei anni con “una crisi economica senza precedenti e una dura austerità”.

Infine il metropolita parla dei rapporti della Chiesa ortodossa con il governo di Alexis Tsipras, che in maggioranza ha scelto un giuramento laico per l’insediamento dei ministri. “Credo ancora e spero che la collaborazione, nell’ambito dei ruoli distinti tra lo Stato e la Chiesa, continuerà anche con l'attuale governo. Inoltre - sottolinea - tutti e dalla posizione di ciascuno, serviamo le stesse persone. Al centro del nostro ministero come pastori, c’è il rafforzamento spirituale dei fedeli attraverso i principi e i valori del Vangelo che non ha tempo. Questo supera i partiti politici e i loro rappresentanti che vengono e passano".

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