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Massacro ad Aleppo: in una settimana uccisi oltre 220 civili, 50 morti nel raid contro l'ospedale

29 aprile 2016 | 14.08
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Almeno 226 civili sarebbero stati uccisi in otto giorni ad Aleppo, nella Siria settentrionale. Lo denunciano gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani sul loro sito, parlando di un'escalation dei bombardamenti sulle zone di Aleppo in mano ai ribelli da parte di jet del regime di Damasco e dei suoi alleati.

Il bilancio del raid aereo sferrato ieri sull'ospedale di al-Quds, sostenuto da Medici senza frontiere (Msf), è salito a 50 morti, tra cui sei tra medici e pazienti. Lo denuncia la stessa organizzazione, affermando che bombardando l'ospedale, che si trova in un quartiere di Aleppo in mano ai ribelli, è stato distrutto uno degli ultimi posti ''dove si poteva ancora trovare umanità'' nella città. Msf ha poi avvertito che ci sono 250mila persone in pericolo nelle zone di Aleppo controllate dai ribelli, in quanto sono completamente isolate e senza alcuna assistenza medica.

Altre 11 persone sono morte e almeno 35 sono rimaste ferite nel corso di nuovi bombardamenti. Lo rende noto Ibrahim Abu Leith, attivista del gruppo di Aleppo di Syria Civil Defense, organizzazione indipendente che si occupa di soccorrere i civili. Contattato dall'agenzia di stampa Anadolu, l'attivista ha detto che il regime ha lanciato una ventina di raid aerei su sei distretti di Aleppo controllati dall'opposizione. Tra questi Majra, al-Fardos, al-Mashhad e al-Sokkari. Abu Ammar, un altro attivista locale, ha denunciato che i jet del regime siriano hanno colpito anche un ospedale nel quartiere di Majrda e una moschea ad al-Fardos.

Il comando generale dell'esercito siriano ha proclamato una tregua temporanea a Damasco, nel sobborgo orientale della capitale e nella provincia di Latakia, nella Siria occidentale. Dal cessate il fuoco è esclusa però la provincia settentrionale di Aleppo, nel mirino dei raid aerei.

Per la prima volta nella sua storia, passata e recente, ad Aleppo oggi non si celebra la preghiera del venerdì. E' quanto hanno stabilito alcune istituzioni religiose locali. Un passo deciso "a causa della guerra di sterminio e degli attacchi generalizzati contro l'umanità e i suoi simboli, a partire dalle organizzazioni e dagli ospedali per concludere con i luoghi di culto, allo scopo di salvaguardare la vita dei fedeli che sono diventati un obiettivo del regime oppressore", si legge in una nota.

In questo modo, "i fedeli saranno liberi di soccorrere gli abitanti rimasti in città e proteggere le loro vite da quella che è la più terrificante carneficina che si stia consumando sotto gli occhi di tutto il mondo", conclude la nota.

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