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Australia, 21enne somala si dà fuoco in centro per rifugiati di Nauru

03 maggio 2016 | 10.48
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Nauru, omaggio all'iraniano 23enne che nei giorni scorsi si è ucciso dandosi fuoco durante la visita di alcuni funzionari delle Nazioni Unite (Foto Afp) - AFP
Nauru, omaggio all'iraniano 23enne che nei giorni scorsi si è ucciso dandosi fuoco durante la visita di alcuni funzionari delle Nazioni Unite (Foto Afp) - AFP

Nuovo gesto estremo presso il centro di detenzione per richiedenti asilo di Nauru, l'isola del Pacifico dove l'Australia trattiene i migranti che cercano di arrivare nel suo territorio. Dopo il 23enne iraniano che venerdì scorso si è ucciso dandosi fuoco durante la visita di alcuni funzionari delle Nazioni Unite, ieri una 21enne somala si è immolata nello stesso modo per protestate contro le severe leggi australiane. Trasportata in un ospedale di Brisbane, la giovane è in condizioni gravissime con ustioni su tutto il corpo.

Tuttavia, secondo il ministro australiano per l'Immigrazione Peter Dutton i tentativi di suicidio a Nauru e Manus non faranno cambiare la politica del Paese. "Il governo non sarà influenzato dalla pressione pubblica, dalle proteste o dagli atti di autolesionismo", ha detto Dutton, che ha accusato gli attivisti per i diritti dei migranti di incoraggiare "comportamenti che pensano possano far pressioni sul governo per il loro trasferimento in Australia. Questi comportamenti sono aumentati negli ultimi tempi, e come si vede, abbiamo azioni estreme con tragiche conseguenze".

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