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Migranti, Libia: "Ue negozi rientro con Paesi d'origine, noi di transito"

07 giugno 2016 | 11.55
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(Xinhua)
(Xinhua)

"Una questione molto delicata e un tormento per i Paesi europei". E' così che il ministro degli Esteri libico del governo di consenso nazionale, Muhammad al-Taher Sayala, definisce il dossier dei migranti, molti dei quali partono dalla Libia per raggiungere le coste meridionali dell'Ue.

"Come tutti sanno, la Libia è un Paese di passaggio e talvolta di destinazione dei migranti, ma non è un Paese di origine", spiega Sayala in un'intervista ad Aki-Adnkronos International. "L'Ue vuole fare accordi con la Libia affinché questi migranti tornino indietro, ma noi restiamo fermi sul fatto che debbano tornare nei Paesi d'origine, e non in quelli di transito", continua il ministro.

Per far questo "è necessario che la comunità internazionale collabori con noi nel convincere i Paesi di origine a far tornare i propri cittadini, non serve che facciamo accordi", aggiunge Sayala, secondo cui "la Libia non può accogliere tutti questi migranti poiché si rischia uno scompenso demografico".

Stando all'ultimo censimento, che però risale al 2006, la Libia conta 6,5 milioni di abitanti, ma "se affluiscono tutti questi migranti, si verificherebbe un cambiamento demografico che non possiamo accettare per il nostro popolo", precisa ancora il ministro, per il quale bisogna lavorare su due fronti: "Da un lato aiutare l'Ue affinché questi migranti non attraversino il confine, ma allo stesso tempo collaborare per fare accordi con i Paesi di origine affinché queste persone possano tornarvi".

"Stiamo dialogando con i Paesi dell'Ue e abbiamo un accordo con l'Italia in base al quale chiunque entri in Libia con un passaporto e con un visto e poi si infiltra in Europa può tornare in Libia, ma chi passa attraverso la Libia senza documenti di viaggio o senza visto non può tornare in Libia. Questo è l'accordo siglato con l'Italia e noi lo rispettiamo", sottolinea Sayala.

TERRORISMO - "La guerra contro lo Stato islamico (Is) e le altre organizzazioni che l'Onu ha definito 'terroristiche' è una guerra libica e sarà condotta dai libici" dice il ministro Muhammad al-Taher Sayala, precisando che la Libia si limiterà a "chiedere che le siano fornite le armi e le attrezzature militari necessarie a condurre questa guerra sulla base delle risoluzioni 2259 e 2278 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu".

Se poi "il Consiglio presidenziale deciderà di chiedere aiuto esterno di qualsiasi tipo, lo farà in modo ufficiale attraverso il ministero degli Esteri", ma resta il fatto che "è una guerra libica e sarà condotta da mani libiche. Il ruolo della comunità internazionale - precisa Sayala - è solo quello di offrire aiuto nel caso in cui lo Stato libico lo decidesse".

RELAZIONI LIBIA-ITALIA - Il ministro degli Esteri definisce "eccellenti" le relazioni tra Roma e Tripoli. L'eccellenza dei rapporti tra Libia e Italia "non è recente", ma "alla luce di elementi geografici e storici" risale a "prima della creazione dell'Ue". "In occasione della sigla dei trattati di Roma che diedero vita al Mercato europeo comune - ricorda Sayala - l'Italia chiese che fosse emesso un comunicato speciale per la Libia affinché i suoi partner riservassero alla Libia un trattamento speciale e questo comunicato riflette i rapporti italo-libici".

Anche il trattato di amicizia tra Italia e Libia, che "è stato siglato dopo lunghe trattative", sarà presto rilanciato "sulla base del comunicato congiunto firmato da me e dal ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in occasione della mia visita in Italia", aggiunge Sayala. In tal senso, "saranno mobilitate tutte le commissioni" previste nel trattato e l'Italia "ottempererà a tutti gli impegni assunti", tra cui la costruzione della strada che collega l'est con l'ovest" della Libia.

RIAPERTURA AMBASCIATE - Muhammad al-Taher Sayala rivela che sono in corso "consultazioni tra la Libia e altri Paesi in vista della riapertura delle ambasciate a Tripoli". "Al momento - sottolinea - personale delle ambasciate, per la maggior parte europei e arabi, sta facendo lavori di ripristino delle sedi e accertando le condizioni di sicurezza".

Se prima lavoravano da Tunisi, ora invece "vengono a Tripoli, anche tutti i giorni" e tutto questo "in vista del ripristino delle relazioni", aggiunge Sayala, affermando che "sono anche stati nominati nuovi ambasciatori per i quali stiamo fissando le date della consegna delle credenziali al Consiglio presidenziale". Allo stesso tempo, la Libia sta lavorando alla questione dei "visti di ingresso per i libici in Paesi terzi" e anche "al ripristino dei collegamenti aerei tra gli aeroporti libici e quelli internazionali. E' questo ciò a cui stiamo lavorando dopo che il governo di consenso nazionale è stato riconosciuto da tutti i blocchi regionali e internazionali".

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