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Strage di Orlando, killer aveva giurato fedeltà all'Is

13 giugno 2016 | 08.42
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Omar Mateen, il killer della strage di Orlando, ha fatto una telefonata al 911 mentre teneva "quattro o cinque" ostaggi in uno dei bagni del locale gay, telefonata nel corso della quale "ha giurato fedeltà allo Stato islamico". E' quanto ha confermato nel corso di una conferenza stampa il capo della polizia, John Mina, aggiungendo che l'uomo ha continuato a negoziare, affermando di "indossare un giubbotto" e di avere esplosivi con sé.

Rivendicazione Is arriva anche via radio

Dopo diverse ore di trattative, la polizia ha deciso di sfondare il muro del bagno con un veicolo blindato perché riteneva "imminente un'ulteriore perdita di vite". A quel punto il sospetto è venuto fuori con due pistole e ha iniziato a sparare agli agenti che hanno risposto al fuoco e lo hanno ucciso.

Tra 15 e 20 persone si erano nascoste nella toilette di fronte e sono riuscite a fuggire. L'intervento della polizia, ha aggiunto Mila, ha permesso di salvare "decine e decine di vite".

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OBAMA- Dalle prime indagini sulla strage di Orlando non emergono "prove chiare" sulla possibilità che l'attacco sia stato ordinato dall'estero. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dopo un incontro alla Casa Bianca al quale ha partecipato, tra gli altri, il direttore dell'Fbi James Comey. "Sembra che il killer si sia ispirato da diverse fonti di informazione su Internet", ha affermato il presidente. Obama ha quindi sottolineato che l'attentatore "ha potuto procurarsi le armi che aveva legalmente perché non aveva precedenti".

Per il direttore dell'Fbi, James Comey, ci sono "forti indicazioni" che Omar Mateen "si era radicalizzato" e aveva tratto "potenziale ispirazione" da un'organizzazione terroristica straniera anche se, ha sottolineato, non ci sono segnali che la strage sia stata ordinata dall'estero.

Sono 48 su 49 le vittime identificate. Lo ha reso noto il sindaco di Orlando, Buddy Dyer. Intanto si è appreso che l'Fbi si era occupata per due volte di Omar Mateen ma in entrambi i casi aveva chiuso le indagini. Ron Hopper, agente speciale del Federal Bureau of Investigation, ha riferito che Mateen fu interrogato due volte nel 2013 in seguito a "commenti incendiari con i colleghi" che potevano far pensare a legami con terroristi, si legge sul Washington Post.

L'ex moglie: "Mentalmente instabile"

L'inchiesta, ha spiegato Hopper, fu chiusa perché non fu possibile verificare i dettagli dei suoi commenti. L'anno seguente, l'Fbi verificò possibili legami fra Mateen e Moner Mohammad Abusalha, il primo cittadino americano a commettere un attentato suicida in Siria, che viveva come lui a Fort Pierce, in Florida. "Avevamo stabilito che il contatto era stato minimo e che al momento non rappresentava una relazione importante o una minaccia", ha detto Hopper.

Mateen inoltre lavorava per una delle maggiori compagnie di sicurezza del mondo, la G4S. Con un numero di dipendenti pari alla popolazione di Washington, la G4S lavora con le forze di sicurezza americane per i pattugliamenti di confine, ha fornito servizi di sicurezza alle Olimpiadi di Londra e ha partecipato agli sforzi per spegnere i recenti incendi in Canada.

Mateen lavorava lì da quasi 9 anni. Era stato impiegato come guardiano in una struttura carceraria minorile e nella sicurezza di un elegante resort con campi da golf a Port St. Lucie, in Florida. Secondo un suo ex collega, Mateen era chiaramente instabile ma la compagnia non era intervenuta in alcun modo nei suoi confronti.

Daniel Gilroy, ex poliziotto, ha raccontato a Florida Today di aver lavorato con Mateen al golf resort PGA Village, ma di essersi dimesso dopo che G4S non era intervenuta di fronte ai commenti omofobi e razzisti del suo collega. "Me ne sono andato perché tutto quello che diceva (Mateen) era tossico. La compagnia non faceva niente, quell'uomo era pazzo e instabile, parlava di uccidere delle persone". Non solo, Mateen cominciò a perseguitare Gilroy, con chiamate e sms continui.

Un comunicato diffuso da John Kenning, chief executive regionale per il Nord America della G4S, ha confermato che Mateen lavorava per la compagnia dal 10 settembre 2007, ed ha espresso condoglianze per le vittime e la disponibilità a collaborare alle indagini.

LE VITTIME - Cinque feriti ricoverati in ospedale dopo la strage di Orlando restano in gravi condizioni. Intanto i media hanno diffuso i nomi di 21 delle vittime: sono 17 uomini e quattro donne, quasi tutti 'latinos' e in gran parte molto giovani. Hanno fra i 20 e i 37 anni, con una sola vittima di 50 anni. Kimberly Morris, 37 anni, era arrivata in Florida dalle Hawaii: era la buttafuori del Pulse. Edward Sotomayor, 34 anni, era un brand manager per un'agenzia di viaggi della comunità gay.

Stanley Almodovar III stava per compiere 24 anni ed era tecnico in una farmacia: la mamma Rosalie gli aveva lasciato da mangiare in frigo perché sapeva che tornava sempre affamato quando andava a ballare. La donna è stata però svegliata alle due di notte dalla chiamata di una donna al cellulare che le diceva di correre al Pulse. Rosalie ha sperato fino all'ultimo che il figlio fosse solo ferito e ora vuole ricordarlo con il video spensierato in cui canta e balla sulla strada verso il Pulse, postato da un amico su Snapchat. Juan Ramon Guerrero, 22 anni, studiava al college: aveva fatto outing due anni fa fra mille timori, ma la famiglia aveva accolto la notizia con affetto. Eric Ivan Ortiz-Rivera, 36 anni, veniva da Portorico e si occupava di merchandising.

La festa poi gli spari: l'ultimo video di Amanda su Snapchat

Luis S. Vielma, 22enne, lavorava alle attrazioni di Harry Potter al parco divertimenti della Universal. Lo piange su Twitter J k Rowlings, autrice della saga: "Luis Vielma lavorava all'Harry Potter ride della Universal. Aveva 22 anni. Non riesco a smettere di piangere".

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