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Strage di Orlando, il padre del killer: "Non sapevo avesse tanto odio nel cuore"

13 giugno 2016 | 13.38
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Non sapeva che suo figlio "avesse tanto odio nel cuore". Parla così il padre di Omar Mateen, il killer della strage in un locale gay di Orlando. Seddique Mateen, di origini afghane, dice di non sapere perché Omar, nato a New York, si sia reso responsabile della "tragica" sparatoria. Dopo aver negato il movente religioso e aver affermato che suo figlio era rimasto scosso per aver "visto due gay che si baciavano a Miami" e che spetta a "Dio punire chi è coinvolto nell'omosessualità", in una dichiarazione diffusa sul web e rivolta agli afghani Seddique dice suo figlio era "un gran bravo ragazzo".

"Non so cosa abbia provocato tutto questo - afferma, in giacca e cravatta davanti alla bandiera afghana, facendo riferimento al mese sacro di Ramadan iniziato lunedì scorso - Non avevo mai capito avesse tanto odio nel cuore". E aggiunge: "Sono distrutto dal dolore". In un'intervista telefonica al Guardian Seddique Mateen ha detto che suo figlio "non aveva mai mostrato segni di instabilità mentale né segnali di legami con gruppi estremisti" e di non sapere se fosse legato all'Is. Omar si sentiva americano, non si riconosceva nelle origini afghane della famiglia. "Era un americano - ha detto - Non un afghano-americano. Era nato negli Usa e non è mai stato in Afghanistan".

Seddique, capelli scuri e folti baffi, è stato descritto dal Washington Post come un uomo "fortemente schierato a livello politico", tanto da sostenere anche i Talebani. In un video diffuso nelle ultime ore su Facebook (sulla pagina Provisional Government of Afghanistan - Seddique Mateen) sembra volersi presentare come 'presidente' dell'Afghanistan. "Ordino all'esercito, alla polizia e all'intelligence di arrestare immediatamente Karzai e Ashraf Ghani", afferma con indosso la divisa delle truppe afghane riferendosi all'ex presidente afghano e al presidente, per poi citare altri politici di Kabul, compreso Zalmay Khalilzad, che è stato tra l'altro ambasciatore degli Usa nella capitale afghana.

Su YouTube c'è anche un video in cui Seddique annuncia la sua candidatura alla presidenza dell'Afghanistan: un filmato che però è stato diffuso dopo le elezioni presidenziali del 2014. E' suo anche il volto del 'Durand Jirga Show' sul canale Payam-e-Afghan, che trasmette dalla California. Parla sempre in lingua Dari - e non in Pashtu, quella dei pashtun - di questioni politiche e su YouTube si trovano decine di video sotto il nome di Seddique Mateen, al quale fa riferimento anche un'organizzazione no-profit ('Durand Jirga') registrata a Port St. Lucie, in Florida.

"I nostri fratelli nel Waziristan (in Pakistan, ndr), i nostri fratelli guerrieri nel movimento dei Talebani e i Talebani afghani si stanno sollevando - dice Seddique - Se Dio vorrà la questione della Linea Durand verrà presto risolta". E al Guardian ha chiarito: "Sto solo difendendo l'Afghanistan. Tutti sanno che il Pakistan si sta rubando la nostra terra".

La Linea Durand è il confine di fatto tra Afghanistan e Pakistan, che Kabul non riconosce, e ieri notte qui la tensione è tornata alle stelle per uno scambio di colpi d'arma da fuoco in cui un soldato afghano è morto e altri sei sono rimasti feriti così come un militare pakistano. Quando Seddique abbia lasciato i confini del suo Paese non è ancora chiaro, ma almeno saltuariamente - scrive il Washington Post - è rientrato in patria.

Quella che emerge è dunque una figura controversa e sempre più sotto i riflettori dei media statunitensi. Seddique Mateen sarebbe riuscito a ottenere senza problemi due anni fa un'intervista con il presidente afghano Ashraf Ghani. Il video si trova su YouTube con la data del 10 settembre 2014 e sarebbe stato girato a Kabul. In alto a destra il logo del canale Payam-e-Afghan e l'inquadratura su Ashraf Ghani e Seddique, in pantaloni e camicia.

Haroon Chakhansuri, portavoce di Ghani, ha già fatto sapere che Ghani non conosce Seddique Mateen e che quell'intervista sarebbe solo una delle "centinaia" rilasciate dal presidente durante la campagna elettorale che poi lo portò alla vittoria del 21 settembre 2014. "All'epoca dell'intervista, almeno due anni e mezzo fa, non c'era alcun segnale da parte del padre (di Omar Mateen, ndr) che lasciasse immaginare una simile tragedia", ha aggiunto il portavoce citato dal Washington Post.

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