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Brexit: amb.Terracciano, ridare slancio a Ue contro demoni disintegratori

24 giugno 2016 | 13.50
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Scarpetta (Open Europe), ora Paesi Ue non hanno più capro espiatorio

L'ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano (Foto dal sito della Farnesina)
L'ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano (Foto dal sito della Farnesina)

Per evitare un effetto domino della Brexit sugli altri Paesi europei, a cominciare dall'Italia, la reazione dell'Ue dovrebbe essere quella di ridare slancio a politiche come quelle sulla crescita o sui flussi migratori che possano essere in grado di bloccare "i demoni interni disintegratori". E' l'analisi che l'ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano, fa dell'esito del referendum sull'uscita del Regno Unito dalla Ue, uscita che almeno per i prossimi due anni non avrà ripercussioni sui nostri connazionali che vivono in Gran Bretagna.

Facendo proprie le parole del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, Terracciano sottolinea come questo sia "un momento difficile per l'Europa", ma allo stesso tempo potrebbe essere "l'occasione per una sveglia". Certo, la vittoria della Brexit "ringalluzzisce i movimenti euroscettici", sottolinea l'ambasciatore, per il quale "dipende dalla singole partite nazionali che si giocheranno" se ci sarà un effetto domino. Per evitarlo, sostiene, la reazione dovrà essere quella di ridare slancio "a politiche che possano fare presa sui cittadini: questo faciliterebbe ogni Paese membro nel tenere a bada i propri demoni interni disintegratori".

Quanto alla situazione degli italiani (quelli ufficialmente residenti nel Regno Unito sono 300mila, ma in realtà si calcola che i nostri connazionali siano almeno mezzo milione), Terracciano prevede che "almeno nei prossimi due anni non cambierà nulla: i diritti acquisti, la situazione dei cittadini europei che si trovano nel Regno Unito non cambieranno nell'immediato: dall'attivazione dell'articolo 50 dei Trattati europei, che non avverrà prima di ottobre, come ha detto il premier David Cameron, ci vorranno due anni prima che la Gran Bretagna esca".

"A questo - spiega - aggiungerei che l'Italia, nel corso del negoziato a Bruxelles chiaramente avrà tra le proprie priorità la salvaguardia dei diritti degli italiani che vivono qui". Italiani che ovviamente non hanno reagito bene all'esito del voto, un voto che "crea perplessità e amarezza, anche perché il tema che fatto breccia tra i fautori del Leave è quello dell'immigrazione". "Bisogna dire che il fronte del Brexit ha tenuto a specificare che gli italiani sono assolutamente i benvenuti, che loro hanno in mente cittadini di altri Paesi come Bulgaria e Romania - sottolinea l'ambasciatore - ma è chiaro che ai cittadini italiani non fa piacere essere coinvolti in questa polemica sull'immigrazione".

Ci sarà un 'controesodo' di italiani dal Regno Unito? "E' troppo presto per dirlo - chiosa Terracciano - bisognerà prima vedere che botta prenderà l'economia. Data per inevitabile la recessione tecnica, tutto dipenderà se la spirale negativa continuerà e questo potrebbe fermare l'esodo degli italiani verso la Gran Bretagna".

L'ANALISTA - Con l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, gli altri Paesi membri non potranno più usare Londra come "capro espiatorio" per non procedere verso una maggiore integrazione. L'effetto domino? Bisogna distinguere tra il breve ed il lungo periodo, perché, se alla distanza l'economia britannica resterà forte gli euroscettici ne approfitteranno per dire che si sta bene anche fuori dall'Ue. Vincenzo Scarpetta, analista italiano del think tank britannico Open Europe, riassume in queste due considerazioni la sua analisi sulla Brexit.

"L'uscita della Gran Bretagna - spiega all'Adnkronos - per molti versi credo farà emergere quelle che sono le vere posizioni degli Stati membri. L'impressione è che in alcuni casi abbia fatto comodo usare Londra come capro espiatorio, si è detto che si faceva fatica a procedere perché la Gran Bretagna si opponeva a tutto, era un bastone tra le ruote. In realtà, essendo fuori dall'eurozona, il Regno Unito non aveva la possibilità e la voglia di mettersi di traverso ad una maggiore integrazione. Quindi, se non si procede a velocità spedita è perché ci sono divergenze di vedute importanti tra Francia e Germania su cosa voglia dire integrazione, sul rapporto tra solidarietà e controllo delle finanze pubbliche".

Quanto al rischio di un effetto domino sugli altri Paesi europei, Scarpetta premette che "è difficile da quantificare subito" e poi fa una distinzione tra il breve ed il lungo periodo. "Nel breve - ragiona - questo rischio va commisurato alla possibilità concreta che alcuni partiti arrivino al potere nei diversi Paesi. Per esempio, dubito che Marine Le Pen, leader del Front national, possa diventare presidente in Francia, ma in Olanda il populista Geert Wilders è in testa nei sondaggi e lui potrebbe essere in grado di vincere le elezioni".

Il rischio potrebbe aumentare nel lungo periodo: "Il timore principale - sostiene l'analista - non solo delle istituzioni europee ma anche del governo italiano, che non lo ha detto apertamente, è che un'economia forte come quella britannica, facendo una serie di scelte di politica economica flessibili e di respiro globale, possa sopravvivere e continuare a prosperare. Quel genere di messaggio, tra 5-10 anni, sarebbe un assist a partiti come il Fn".

Scarpetta, infine, parla della sua esperienza di italiano residente nel Regno Unito: "Io vivo, lavoro e pago le tasse qui da sei anni e come me tanti altri italiani ed europei. Credo che per ragioni di opportunità politica e di convenienza pratica si arriverà a qualche tipo di accordo per le persone che si trovano già nel Regno Unito, eventuali misure più restrittive riguarderebbero gli aspiranti immigrati. Senza dimenticare che più ampio sarà per la Gran Bretagna l'accesso al mercato unico che sarà negoziato con Bruxelles più l'Ue tenderà a chiedere in cambio che il Paese accetti la libera circolazione".

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