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53 anni dopo Jfk, Dallas rivive l'incubo del cecchino

08 luglio 2016 | 16.53
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(AFP PHOTO)  - (AFP PHOTO)
(AFP PHOTO) - (AFP PHOTO)

Erano in centinaia, bianchi e neri, che marciavano lungo Lamar street, all'incrocio di Commerce e Main street, per protestare per le ennesime morti di giovani afroamericani uccisi per mano della polizia. Ma poi, mostrano i video, sono cominciate le esplosioni, secche, precise, letali, e Dallas ha cominciato a rivivere l'incubo del cecchino vissuto 53 anni fa, il 22 novembre 1963 quando nella Dealwy Plaza - proprio a pochi isolati di distanza dal luogo del massacro di ieri - fu assassinato John F. Kennedy, ricordato come uno dei presidenti che maggiormente ha aiutato il movimento dei diritti civili degli afroamericani.

Un incubo, una paura, che Dallas, città del Texas che forma insieme alla vicina Fort Worth un 'metroplex' di 6,3 milioni di abitanti, oggi continuerà a vivere in un centro cittadino completamente chiuso, dopo quella che verrà ricordata come il più sanguinoso attacco contro la polizia americana dai tempi dell'11 settembre.

Un'intera area di 25 isolati del centro cittadino - dove è andata in scena la sparatoria della notte scorsa e poi il lungo assedio con il cecchino che si è concluso con l'esplosione dell'ordigno da lui piazzato nel garage del el Centro - è off limits e le autorità cittadine hanno invitato tutti quelli che "non hanno qualcosa di vitale da fare nella parte occidentale della città" di starne lontani.

Chiusi gli uffici della contea, chiusi i tribunali municipali e chiuse le stazioni principali del Dart, la linea ferroviaria urbana di Dallas, città che ancora una volta si è svegliata al centro della storia, capitale di una guerra razziale che rischia di esplodere nel Paese proprio negli ultimi mesi del secondo mandato del primo presidente afroamericano, Barack Obama.

"Questo deve finire, questa divisione tra la nostra polizia e i nostri cittadini", ha detto il capo della polizia di Dallas, l'afroamericano David Brown. E a chi gli chiedeva delle ragioni del'uomo che ha aperto il fuoco contro 12 dei suoi uomini, uccidendone 5, ferendone 7 insieme anche a due civili, tra i quali una donna che proteggeva i suoi due figli, affermando di "essere arrabbiato per le uccisioni dei neri", ha risposto: "Tutto questo non ha senso, niente di tutto questo giustifica il fatto di fare del male a qualcun altro".

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