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Monaco, padre mostra foto del figlio ucciso: "Questo era Dijamant"

23 luglio 2016 | 16.50
LETTURA: 2 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Il giorno dopo la strage di Monaco il simbolo del dolore dell'intera città è Naim Zabergja, immigrato dal Kosovo, che mostra la foto del figlio ucciso, in piedi davanti al luogo della sparatoria. Attorno è un pellegrinaggio continuo di gente che porta fiori e candele, ripreso dalle telecamere di tutto il mondo.

"Questo era mio figlio, Dijamant," racconta Naim con la voce rotta, mostrando la foto di un ragazzo sorridente di 20 anni. Immigrato di seconda generazione come il suo assassino, di cui era quasi coetaneo, Djamant era perfettamente integrato e stava facendo un apprendistato all'aeroporto di Monaco. Ieri pomeriggio era andato da McDonald con un amico, che è riuscito a sfuggire agli spari. Alle quattro del mattino la polizia si è presentata a casa Zabergja per portare la terribile notizia ai genitori e le due sorelle. "Continuo a pensare che sia un incubo, non riesco ancora a credere che sia accaduto", ripete l'uomo disperato.

Costruito in un quartiere popolare, con alti edifici dove abitano molti immigrati, lo shopping center Olympia, noto anche come Oez, è un punto di ritrovo per gli abitanti della zona. Molti di quelli che oggi vi depongono i fiori, erano ieri qui a passeggio. Fra loro c'è un papà curdo che arriva assieme al figlio di 3 anni per portare una candela. Ieri era con il bambino al centro commerciale e teme che il piccolo sia rimasto scioccato.

"Abito dietro l'angolo, ho portato via mio figlio il più presto possibile - ha raccontato - ho visto i feriti, ho visto i morti che perdevano sangue. Ho parlato con la madre di un ferito per rassicurarla, ma suo figlio diceva: 'sto morendo, non voglio morire', ed è stato troppo per me".

Erwin Tieslau e la sua fidanzata stavano tornando a casa quando è cominciata la sparatoria. Alcuni passanti hanno cercato rifugio nel garage e loro li hanno accolti in casa. Oggi sono venuti a portare fiori. Altri hanno pensato a ringraziare i poliziotti, con un cartello dove c'è scritto: "Grazie per aver evitato il peggio".

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