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Iraq, il circo sociale arriva tra i giovani rifugiati siriani di Arbat

20 novembre 2016 | 14.16
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Iraq, il circo sociale arriva tra i giovani rifugiati siriani di Arbat

Imparare l'arte della giocoleria, condividere giochi di acrobazia ed equilibrismo per recuperare fiducia e tornare a sperare. Anche così i giovani rifugiati siriani del campo profughi di Arbat, a 20 chilometri da Sulaimainia, nel Kurdistan iracheno, superano la paura della guerra, il triste ricordo di un parente o un amico che non c'è più, l'abbandono della propria casa. Il circo sociale, sperimentato per anni sulle strade di Bucarest, arriva in Iraq grazie ad un progetto di 'Un ponte per...', l'associazione italiana che opera nel Paese da più di 25 anni.

"Quella del Circo sociale è un'iniziativa al suo debutto in Iraq. Coinvolge un gran numero di bambini e giovani rifugiati siriani dai 12 ai 18 anni, una media di 60-70 al giorno - quindi oltre 350 ragazzi ogni settimana -, che attraverso il gioco, una attività di educazione non formale, recuperano fiducia in se stessi e nel prossimo. Riescono ad uscire dalla situazione di disagio in cui vivono e si rimettono in gioco. L'intenzione è di dare loro una nuova speranza", spiega Sergio Dalla Ca' di Dio, operatore di 'Un ponte per...', raggiunto dall'AdnKronos a Sulaimania dove opera insieme ai colleghi per l'assistenza ai 7.000 rifugiati siriani ospitati nel campo profughi di Arbat. Di questi, circa 2.500 sono minori, 1.300 hanno meno di 12 anni.

L'iniziativa del Circo sociale in Iraq, 'Campi distratti', rientra in un più ampio progetto rivolto ai rifugiati di Arbat. E' sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) che ad agosto scorso ha permesso l'apertura di un centro educativo giovanile nel campo di Arbat, a 20 chilometri da Sulaimania: attività sportive, circo, musica e teatro vengono proposte quotidianamente ai giovani ospiti siriani scappati dalla guerra civile in Siria.

"All'iniziativa lavorano quattro operatori, due italiani e due romeni dell’associazione Parada, che da 20 anni opera con i ragazzi di strada di Bucarest insegnando loro le tecniche del Circo sociale", aggiunge Dalla Ca' di Dio precisando che il progetto è in collaborazione tra le due organizzazioni.

"Questi ragazzi hanno subito forti traumi. Certo un'attività circense di due ore non gli risolve i problemi, tuttavia riporta loro a una dimensione adolescenziale essendosi ritrovati in seguito alla guerra a vivere da adulti", prosegue l'operatore di 'Un ponte per...' convinto che un'attività ludica possa "offrire un po' di sano piacere quotidiano e un po' di speranza nel futuro".

"Delle reazioni di questi ragazzi mi colpisce sempre la stessa cosa -riflette Dalla Ca' di Dio-: al termine di ogni attività c'è sempre un momento di condivisione dopo una breve fase di rilassamento in cui i ragazzi sdraiati ascoltano musica".

"Buona parte di loro confrontandosi non parla mai né di presente, né di futuro. Parla di episodi del passato, avvenuti prima della guerra, quando erano a casa, in famiglia, quando giocavano con i loro amici. La vita è ferma lì. Ecco perché è così importante aiutarli a ritrovare la speranza nel futuro".

"Da quando è iniziata la scuola abbiamo spostato le nostre attività del mattino direttamente all'interno della scuola, l'educazione non formale è diventata così di supporto alle materie di studio. Ovvero, attraverso il gioco insegniamo materie come inglese, matematica, musica e i ragazzi imparano divertendosi", spiega l'operatore parlando delle attività svolte dal centro educativo giovanile di Arbat.

Nelle tre settimane di laboratori circensi è prevista anche la formazione agli operatori del Centro giovanile: "La facciamo durante il weekend. L'obiettivo è di avere delle persone formate capaci di trasmettere le stesse tecniche in futuro", conclude Dalla Ca' di Dio.

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