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Stop immigrazione, Iraq e Iran: misure analoghe contro gli Usa

30 gennaio 2017 | 16.00
LETTURA: 3 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Il Parlamento iracheno chiede al governo di Baghdad di "rivalersi" con misure analoghe contro gli Usa dopo la firma da parte di Donald Trump dell'ordine esecutivo che vieta per 90 giorni l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana, Iraq compreso. Lo riferisce l'agenzia di stampa Dpa, che sottolinea come il voto non dovrebbe essere vincolante per il governo del premier Haider al-Abadi.

In Iraq sono dispiegati oltre 5.000 soldati Usa per sostenere la battaglia delle forze di sicurezza irachene e dei combattenti curdi contro l'Is. Qualsiasi misura dovesse essere decisa si ritiene che difficilmente potrà essere applicata anche a loro.

E' "triste" constatare che l'ordine esecutivo firmato da Donald Trump colpisca anche l'Iraq, uno "Stato alleato, legato agli Stati Uniti da una partnership strategica": questa la reazione del ministero degli Esteri di Baghdad. Il portavoce, Ahmed Jamal, ha affermato che la decisione "arriva in un momento in cui i nostri combattenti coraggiosi stanno conseguendo vittorie contro le bande terroristiche dell'Is nella battaglia per Mosul con il sostegno della coalizione internazionale" guidata dagli Stati Uniti.

"E' sorprendente che l'Iraq sia incluso in questo ordine dal momento che non è uno dei Paesi che esportano terroristi e l'ideologia estremista nel mondo", ha aggiunto Jamal, citato dall'agenzia di stampa Dpa. Per il ministero degli Esteri iracheno, Washington dovrebbe "riconsiderare questa decisione sbagliata". Baghdad ha quindi confermato la speranza di rafforzare il partenariato con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo e in campo economico.

Intanto si muove anche Teheran. Il governo iraniano intende prendere nei confronti dei cittadini statunitensi che vogliono entrare nella Repubblica islamica "misure analoghe" a quelle adottate da Washington. Lo ha ribadito il vice presidente iraniano, Eshaq Jahangiri, in una nota riportata dall'agenzia di stampa ufficiale Irna.

"Il governo della Repubblica islamica dell'Iran valuterà attentamente l'impatto della decisione del governo degli Stati Uniti sui cittadini iraniani a breve e medio termine", ha dichiarato Jahangiri, precisando che Teheran vuole "garantire il rispetto della dignità di tutti i membri della grande nazione dell'Iran anche all'estero".

Jahangiri ha quindi annunciato "azioni proporzionate a livello politico, consolare e legale e misure reciproche al fine di salvaguardare i diritti dei nostri cittadini fino a quando non saranno revocate le oltraggiose restrizioni del governo degli Stati Uniti" sempre "nel rispetto del popolo americano, distinguendolo dalle politiche ostili del governo Usa".

"L'Iran è la nazione più civilizzata al mondo e non può essere accusata di sponsorizzare il terrorismo", ha concluso il vice presidente annunciando che la Repubblica islamica intende "prendere posizione all'interno della comunità internazionale contro la misura contraria ai diritti umani, disumana e illegale adottata dagli Usa".

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