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Usa: Bremmer, con Trump rischiamo di avere altri Edward Snowden

16 febbraio 2017 | 19.41
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Jian Bremmer
Jian Bremmer

Lo scontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la comunità dell'Intelligence a cui "chiaramente non piacciono le critiche" ad essa rivolte in tutte queste settimane e ancora nelle ultime ore, rischia di creare altri Edward Snowden, la talpa dell'Nsa che ha rivelato i programmi di sorveglianza dei Servizi, e di provocare danni alla nostra sicurezza nazionale. E' quanto sostiene in un'intervista all'Adnkronos Jian Bremmer, presidente e fondatore del Think Tank Eurasia Group, parlando dello scontro sempre più duro in atto tra Trump e l'Intelligence.

"E' chiaro che a molte persone della comunità dell'Intelligence americana non piacciono le critiche che Trump gli ha rivolto durante la campagna elettorale -sostiene il politologo- e fondamentalmente non si fidano che Trump sosterrà il loro lavoro. E questo è particolarmente vero sulla Russia. Alcuni di loro saranno 'bravi soldati', serviranno il loro presidente nonostante i loro sentimenti e opinioni personali, altri lasceranno, altri ancora diffonderanno informazioni per mettere in imbarazzo l'amministrazione, cosa che già sta succedendo. Trump - prosegue Bremmer - criticherà pubblicamente queste organizzazioni, rendendo peggiori le cose. Sarà sempre una relazione difficile ed uno scontro pubblico, a meno che un'emergenza nazionale non li costringa a lavorare insieme".

E' chiaro, secondo Bremmer, che questo scontro, danneggerà la legittimità del presidente e delle agenzie di Intelligence con gli alleati degli Stati Uniti, che temono sempre di più che, se condivideranno le informazioni con Washington, queste verranno passate ai media. E' probabile che vedremo altri Ewdard Snowden, danneggiando la nostra sicurezza nazionale".

Il politologo arriva a prevedere che questa diffusione di informazioni "potrà portare a indagini e, nello scenario più estremo, all'impeachment del presidente. Ma anche se non si arrivasse a questo, a Washington saranno enormemente distratti".

Parlando delle dimissioni del consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, per i suoi contatti con l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, il fondatore del Think Tank con sede a New York ritiene che possa essere stato lui stesso a decidere di telefonare al diplomatico. Non possiamo dire che qualcuno gli abbia ordinato di farlo -afferma- ma certamente era un messaggio che Trump voleva passare. E' quasi impossibile immaginare che Trump non ne abbia sentito parlare dopo anche se non lo aveva ordinato".

Infine Bremmer fa una previsione su quello che potrebbe succedere nei rapporti con Mosca nel giorno in cui a Bonn si sono incontrati per la prima volta il segretario di Stato americano Rex Tillerson e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. "Trump vuole ancora migliorare le relazioni, ma sta diventando più difficile -è la sua convinzione- membri del congresso tra cui repubblicani stanno facendo pressioni contro un disgelo delle relazioni con Putin. La Russia dovrà essere più cauta e dovremo esaminare con molta attenzione i media di stato russi per vedere se ci saranno cambiamenti percettibili nel messaggio russo su Trump e sugli Stati Uniti".

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