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Ottenne da Londra 1 mln di sterline di risarcimento: kamikaze Is si fa esplodere a Mosul

22 febbraio 2017 | 11.56
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(Afp)
(Afp)

Un attacco suicida dello Stato Islamico a Mosul è stato portato a termine da un ex detenuto britannico di Guantanamo che aveva ottenuto un risarcimento di un milione di sterline dal governo britannico dopo il suo rilascio. Jamal al-Harith, 50enne convertito islamico di Manchester, dove era nato con il nome di Ronald Fiddler, è stato infatti riconosciuto dai familiari nella foto pubblicata dall'Is nella rivendicazione dell'attentato contro le forze della coalizione avvenuto lunedì.

Intervistato dal Times il fratello dell'uomo ha detto di non avere dubbi: "E' lui, lo riconosco dal sorriso". La notizia che l'attentatore, indicato dall'Is con il nom de guerre Abu-Zakariya al-Britani, sia l'ex detenuto di Guantanamo non è stata confermata ufficialmente. Ma anche Bbc e Channel 4 hanno citato fonti anonime che identificano al Harith.

Catturato nel 2002 dalle forze americane in Afghanistan, il cittadino britannico era poi stato trasferito a Guantanamo. Pochi mesi dopo però lo stesso comandante del campo di prigionia americano a Cuba raccomanda il suo rilascio perché "è stato stabilito che il detenuto non è affiliato ad al Qaeda o ai talebani".

Secondo quanto riferito dall'uomo dopo il suo rilascio, avvenuto poi solo nel 2004, al momento della cattura lui era prigioniero dei Talebani che lo consideravano una spia britannica. Tornato in patria ottenne il risarcimento dopo aver accusato agenti dei servizi britannici di aver assistito alle violenze ed i maltrattamenti a cui era stato sottoposto durante la sua detenzione arbitraria nel campo di prigionia americano a Cuba.

Allora il segretario all'Interno, David Blunkett, disse che nessuno dei prigionieri che lui era riuscito a far scarcerare da Guantanamo sarebbero stati "veramente una minaccia per il popolo britannico". Ma dieci anni dopo al Harith è uno degli 850 britannici che riescono raggiungere la Siria per combattere con lo Stato Islamico, secondo quanto riporta la Bbc.

E la stampa britannica l'anno seguente racconta la storia della moglie Shukee Begum che, andata in Siria con i cinque figli per cercare di convincere il marito a tornare, invece era dovuta fuggire dai territori controllati dall'Is per salvare la vita ai propri figli ed a se stessa.

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