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Trump e il 'Travel Ban', tutte le tappe

26 giugno 2017 | 19.52
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(fotogramma)
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La prima, anche se parziale ma simbolica vittoria ottenuta oggi dal presidente americano Donald Trump nella battaglia legale per il suo travel ban - l'ok della Corte Suprema alla reintroduzione di una versione ridotta dell'ordine esecutivo contro l'ingresso nel Paese di cittadini di sei Paesi musulmani - parte da lontano. Trump infatti si è prima fatto strada come candidato politico a colpi di invettive contro l'immigrazione, i rifugiati e i musulmani, e ha poi tentato, come presidente, di attuare le sue politiche attraverso inaspettati ordini esecutivi. Di seguito la cronologia con tutte le 'tappe' che hanno portato ai bandi e divieti firmati Trump:

2 DICEMBRE 2015: un americano pakistano e sua moglie uccidono 14 persone a San Bernardino, California, dopo aver giurato fedeltà allo Stato islamico. Dopo pochi giorni il candidato repubblicano Donald Trump chiede un divieto, per i musulmani, di entrare negli Stati Uniti.

12 GIUGNO 2016: Un americano di origini afghane, precedentemente indagato dall'Fbi per presunte affermazioni a sostegno del terrorismo, irrompe armato in un locale notturno per gay ed uccide 49 persone a Orlando, Florida. Un giorno dopo, Trump ripete la sua richiesta di un bando per i musulmani.

14 GIUGNO 2016: Il presidente in carica Barack Obama accusa Trump di voler dividere il paese e chiama il suo divieto "non americano". Obama ritiene che le osservazioni di Trump possano radicalizzare i musulmani, i quali potrebbero diventare vulnerabili all'ideologia estremista.

8 NOVEMBRE 2016: Trump vince le elezioni presidenziali statunitensi ed entra in carica il 20 gennaio 2017.

27 GENNAIO 2017: Trump firma un ordine esecutivo che sospende il programma statunitense per i rifugiati per 120 giorni, bloccando indefinitamente i profughi siriani e per 90 giorni tutti i cittadini di Iraq, Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen.

28 GENNAIO: negli aeroporti internazionali degli Stati Uniti e all'estero in migliaia manifestano contro il bando, mentre in centinaia sono detenuti negli aeroporti Usa e ad altri viene impedito di imbarcarsi dai paesi di origini. Due giudici dello stato di New York e della Virginia decretano uno stop di urgenza al bando.

3 FEBBRAIO: Un giudice federale ordina l'immediata sospensione dell'ordine esecutivo di Trump e il Dipartimento di Sicurezza blocca l'applicazione del bando.

9 FEBBRAIO: Un tribunale di appello di San Francisco vota all'unanimità contro la richiesta del Dipartimento di Giustizia di ripristinare il divieto di viaggio.

6 MARZO: Trump firma l'ordine esecutivo riveduto che blocca l'approvazione di nuove richieste di asilo da parte di rifugiati siriani per 120 giorni e vieta, per 90 giorni, il rilascio di nuovi visti a cittadini di sei dei sette paesi originali elencati. L'Iraq infatti viene eliminato dall'elenco. Il nuovo ordine, che entrerà in vigore il 16 marzo, chiarisce che le persone dei sei paesi designati potranno comunque entrare negli Stati Uniti avendo visti validi, inclusi i documenti precedentemente annullati a causa dell'ordine del 27 gennaio.

16 MARZO: Anche l'esecuzione dell'ordine 'rivisitato' viene bloccata dai giudici federali delle Hawaii e del Maryland, in risposta a cause legali. I giudici congelano anche questa seconda versione del bando dimostrando come violi le norme costituzionali sul divieto di discriminazione religiosa.

8 MAGGIO: in un'udienza sul caso del Maryland, il procuratore generale Jeffrey Wall dichiara a un tribunale d'appello a Richmond, Virginia, che Trump "ha reso chiaro che non parlava di musulmani in tutto il mondo e per questo non si tratta di un divieto contro i musulmani. "Ogni cittadino dei sei paesi elencati "deve affrontare lo stesso processo" per ottenere un visto per viaggiare negli Stati Uniti e "la loro religione non importa", sostiene Wall.

15 MAGGIO: un tribunale d'appello a Seattle, Washington, sente le argomentazioni su un caso nelle Hawaii. L'avvocato Neal Katyal, sostenendo i ricorrenti nella causa, definisce l'ordine esecutivo una violazione "non americana" dei divieti costituzionali statunitensi sulla discriminazione religiosa.

26 GIUGNO: la Corte Suprema accetta di esaminare il ricorso presentato dal Trump, consentendo l'esecuzione parziale dell'ordine esecutivo. I cittadini di Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen ora dovranno dimostrare di avere una relazione di fiducia con una persona o un'istituzione negli Stati Uniti, una sorta di sponsor, per poter entrare nel Paese. Altrimenti verrà loro negato il visto. Questa parte, ridotta, del travel ban entrerà così in vigore nelle prossime 72 ore.

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