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Nordcorea

Dove possono arrivare i missili di Kim?

29 agosto 2017 | 13.02
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Con l'ultimo missile che ha sorvolato il Giappone all'altezza dell'isola di Hokkaido, Kim Jong-un ha lanciato l'ennesima grave provocazione. Una "minaccia grave e senza precedenti", ha detto il premier giapponese Shinzo Abe, prima di presiedere una riunione di emergenza, sottolineando che "sarà fatto ogni sforzo possibile per proteggere la popolazione".

Secondo quanto riportato, il razzo ha percorso 2.700 km, si è frantumato in tre ed è piombato nel Pacifico a 1.180 km ad est dell'isola settentrionale giapponese.

Non è la prima volta che il leader della Corea del Nord mostra i muscoli, sfoggiando tutta la potenza del suo arsenale bellico, che, stando a quanto dichiarato dal dittatore nordcoreano, sarebbe in grado di colpire il territorio statunitense. Ma le cose stanno davvero così? I missili in possesso di Kim Jong-un sono realmente in grado di colpire gli Stati Uniti? E fino a dove possono arrivare?

Pochi, in realtà, sono pronti a scommettere nella riuscita dell'impresa di Pyongyang. O sul fatto che il leader del 'regno eremita' possa usare i propri missili per bombardare gli Stati Uniti con l'atomica. Come il produttore Judah Robinson, che in un video pubblicato per 'NowThis' ha analizzato armamenti, rapporti Usa-Corea del Nord nel corso dei decenni e analogie con altri regimi, ad esempio la Libia di Gheddafi. La conclusione? La Nordcorea non è in grado di lanciare un'arma atomica contro gli Usa. Per ora; perché i progressi nella costruzione di missili a lungo raggio e del programma nucleare di Pyongyang sono finora stati impressionanti.

Un pericolo che - stando alle parole dell'ex capo della CIA Michael Heyden - sembra essere non molto lontano: per lo 007 Kim Jong-un potrebbe essere pronto a bombardare Seattle, nello Stato di Washington, entro il termine del mandato del presidente americano Donald Trump.

Altri invece, come Pietro Batacchi, direttore del Rid, magazine online specializzato nei temi di sicurezza e difesa, non usano giri di parole. Conversando con l'AdnKronos qualche mese fa, in occasione del test del missile Kn-15, Batacchi aveva sottolineato come da gennaio ci sia stata "una continua escalation dei test" che ha mostrato "un progresso costante delle capacità balistiche della Corea del Nord".

Da febbraio, la gittata dei missili di Pyongyang ha subito un'escalation non indifferente. Se è vero che il Pukguksong-2 lanciato sul Mare del Giappone l'11 febbraio era un missile a medio raggio, i 4 sparati nel Mare del Giappone il 6 marzo erano stati in grado di percorrere 1.000 km. Il 13 maggio il missile Hwasong-12 viaggiò per mezz'ora, raggiungendo un'altitudine di oltre 2mila km e una distanza di 789 km, prima di cadere nel Mare del Giappone.

E se è vero che i test di maggio e giugno hanno dimostrato la precisione del target, quelli del 4 e del 28 luglio, entrambi con le caratteristiche intercontinentali Icbm, non hanno lasciato spazio a dubbi. Il primo è atterrato a circa 930 km dalla base di lancio, con un tempo di volo sufficiente per raggiungere 2.800 km nello spazio e un'autonomia fino a 8.000 km (capace quindi di raggiungere, potenzialmente, Hawaii, Alaska e anche Seattle).

Nel test missilistico del 28 luglio scorso, invece, è stato utilizzato un Hwasong-14, missile intercontinentale balistico (Icbm) con una gittata di oltre 10mila chilometri che - secondo gli esperti - sarebbe in grado di raggiungere le maggiori città degli Stati Uniti.

Inoltre, secondo un rapporto della DIA, l'agenzia di intelligence del Pentagono citato dal 'Washington Post' e completato due mesi fa, Pyongyang sarebbe riuscita a miniaturizzare una testata nucleare che può essere caricata su uno dei suoi missili intercontinentali.

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