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Catalogna, tutte le tappe di un mese di fuoco

10 ottobre 2017 | 10.52
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(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

La Spagna si trova di fronte a una situazione senza precedenti: la volontà della Catalogna di dichiarare l'indipendenza.

Una sfida, quella secessionista, che si è conclusa al momento con la "sospensione degli effetti della dichiarazione di indipendenza per raggiungere una soluzione concordata" e aprire il dialogo con Madrid, come annunciato dal presidente della Generalit catalana Carles Puigdemont, nel suo discorso davanti al parlamento di Barcellona.

Un annuncio che segue un mese di colpi di scena politici e giudiziari tra Barcellona e Madrid.

6 settembre: con un blitz parlamentare i partiti secessionisti impongono una corsia urgente per l'approvazione della legge di convocazione del referendum per l'indipendenza catalana che si è conclusa con l'approvazione della legge. I deputati 'unionisti' non partecipano al voto. Subito dopo il presidente secessionista Carles Puigdemont e tutti i ministri del governo catalano firmano il decreto di convocazione del referendum.

7 settembre: ascoltando l'appello del governo centrale spagnolo di Mariano Rajoy, la Corte costituzionale spagnola sospende il decreto di convocazione del referendum del 1 ottobre.

8 settembre: la Guardia Civil spagnola avvia le perquisizioni nel sud della Catalogna a caccia di schede e materiale elettorale per il referendum di indipendenza. È solo la prima di molte operazioni di polizia contro l'organizzazione e la logistica della consultazione. Iniziano così anche le prime proteste dei sostenitori del referendum per le strade.

11 settembre: centinaia di migliaia di persone invadono le vie del centro di Barcellona, sventolando bandiere nel giorno della 'Diada de Catalunya 2017', la festa nazionale catalana utilizzata come una prova di forza dell'indipendentismo.

12 settembre: la Consulta accoglie il ricorso del governo di Madrid e sospende in via cautelativa la cosiddetta 'Ley de transitoriedad' catalana, la legge approvata dal Parlamentino di Barcellona che avrebbe traghettato la Catalogna verso un nuovo ordinamento giuridico nel caso di vittoria del 'Sì' al referendum del primo ottobre.

13 settembre: La Procura dello stato spagnolo indaga i circa 700 sindaci catalani, su 948, che si sono espressi a favore del referendum.

15 settembre: Madrid "commissaria" i fondi alla Catalogna. L'obiettivo della misura è di evitare, tra le altre cose, che somme di denaro pubblico vengano dirottate per il referendum sull'indipendenza.

20 settembre: la Guardia Civil spagnola procede con la perquisizione di diversi uffici del governo di Barcellona confiscando dieci milioni di schede e arrestato 12 persone. L'operazione di polizia ha come obiettivo di smantellare completamente la rete logistica e organizzativa del referendum, che Madrid ritiene illegale.

21 settembre: Il Tribunale Costituzionale della Spagna impone una multa fino a 12mila euro al giorno a tutti quei funzionari che si renderanno complici dell’organizzazione del referendum.

23 settembre: La polizia catalana, il corpo dei Mossos d'Esquadra dipendente dalle autorità regionali, finisce sotto la tutela del ministero dell'Interno spagnolo. Il governo di Madrid decide di assumere il coordinamento delle forze di sicurezza in Catalogna per impedire la celebrazione del referendum.

1 ottobre: è il giorno del referendum. A colpire sono le immagini della violenza usata dalla polizia spagnola nei confronti di chi è andato a votare: centinaia i feriti. Il 'sì' all'indipendenza vince con il 90%, secondo il calcolo della 'Generalitat', un risultato molto probabilmente viziato dal fatto che molti sostenitori del 'no' non si sono recati alle urne.

3 ottobre: ​​in centinaia di migliaia scendono in piazza a Barcellona per protestare contro le violenze della polizia spagnola nel giorno del referendum. Nella notte, il re di Spagna Felipe accusa la Catalogna di aver "violato le norme, mostrato una slealtà inaccettabile nei confronti dello Stato, spezzato i principi democratici e lo Stato di diritto e minato l'armonia nella società catalana".

4 ottobre: Carles Puigdemont, presidente della Catalogna, avverte che saranno attuati i risultati del referendum e che si terrà l’atto di proclamazione unilaterale d’indipendenza della regione.

5 ottobre: La Corte costituzionale spagnola, ammettendo un ricorso presentato dal Partito dei socialisti di Catalogna, sospende la sessione plenaria del Parlamento catalano prevista per lunedì 9.

6 ottobre: ​​il primo ministro Carles Puigdemont chiede di pronunciare in parlamento un discorso "sull'attuale situazione politica".

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