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Asia centrale

Strage Manhattan, quando il terrore soffia da Est

02 novembre 2017 | 11.37
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Si riaccendono i riflettori sull'Uzbekistan. Le indagini condotte in merito alla strage di Manhattan, riaprono la pista che porta dritti nel cuore dell'Asia centrale. E' di origine uzbeka infatti Sayfullo Habibullaevic Saipov, il killer che ha agito in nome dell'Isis. E lo sarebbe anche il suo presunto complice il cui ruolo, però, resta ancora da chiarire. La strage di Manhattan non è la prima a ricondurci all'Asia centrale e Saipov non è il solo terrorista originario dell'Uzbekistan ad aver colpito in Occidente in nome dello Stato Islamico.

La minaccia che parte da Est si colloca nel solco di una lunga scia di sangue che da tempo terrorizza il mondo occidentale. Sono 5 le ex repubbliche sovietiche considerate preziose aree di reclutamento per l'Isis: Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kyrgyzstan e secondo una recente relazione del Soufan Group sono circa 5.000 i foreign fighters provenienti dall'Asia centrale che hanno viaggiato verso la Siria e l' Iraq. Di questi, 1.500 provenienti dall'Uzbekistan. Nell'arco di un periodo di 16 mesi, ricorda la Cnn, molti cittadini uzbeki entrati nelle fila dell'Isis hanno compiuto diversi attentati terroristici in Occidente.

Ad aprile 2017 fu proprio un cittadino uzbeko, Rakhmat Akilov, a falciare dei pedoni con un camion nel cuore di Stoccolma, uccidendo 4 persone. Il 1 gennaio scorso, 39 persone sono morte e 70 sono rimaste ferite in un attentato al nightclub Reina di Istanbul dove in molti stavano festeggiando il Capodanno. L'autore della strage, Abdulgadir Masharipov, era anche in questo caso un cittadino uzbeco. Nel giugno del 2016, un attacco coordinato all'aeroporto di Atatürk ad Istanbul causò 45 morti e 230 feriti. Gli assalitori provenivano dalla regione del Caucaso settentrionale, dall'Uzbekistan e dal Kirghizistan.

Ma non sono solo gli uomini dell'Asia centrale ad avere un ruolo come combattenti Isis. Basti pensare alla brigata al-Khansaa, un corpo di polizia di sole donne fondato dallo stesso Abu Bakr al-Baghdadi che recluta soldatesse provenienti da Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Kazakistan. Inoltre, l'Isis sta ricorrendo sempre più a bambini originari di quelle zone per usarli come soldati e kamikaze: nel novembre del 2016 l'Isis pubblicò un video nel quale 4 bambini fucilavano prigionieri iracheni e curdi. Uno degli esecutori era un uzbeco di appena 10 anni. E questo è solo un esempio di come l'Isis faccia uso di bambini provenienti dall'Asia centrale a scopi propagandistici.

La crisi del progetto del Califfato, scrive la Cnn, ha avuto inevitabili ripercussioni sul flusso di combattenti provenienti dall'Asia e soprattutto dall'Uzbekistan, il cui numero è sensibilmente diminuito. Ma il reclutamento attraverso il web è ancora in corso, specialmente tra i cittadini uzbeki residenti in Europa e Nord America. L'Isis ha addirittura dato vita a "Istok", una rivista in lingua russa rivolta ai combattenti asiatici e a "Furat Media", un social, sempre in russo, con lo scopo di rendere sempre più forte l'aggancio con l'Asia centrale. L'abilità dell'Isis di allungare i suoi tentacoli in quelle zone - come testimonia anche l’influenza di Wilayat Khorasan, la provincia di Isis in Afghanistan - ha però subito delle battute d'arresto. Il Movimento islamico dell'Uzbekistan nel 2014 prese le distanze da Al Qaeda per dichiarare il suo sostegno all'Isis, ma due anni dopo in molti hanno invertito il senso di marcia e giurato nuovamente fedeltà ad Al Qaeda.

Con l'attentato di Manhattan, quindi, l'armata centroasiatica dello Stato Islamico ha colpito ancora, alimentando quella scia di sangue e terrore che arriva dall'Est.

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