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Cinque donne in camera: così la Russia provò a corrompere Trump

10 novembre 2017 | 11.31
LETTURA: 3 minuti

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Cinque donne da inviare nella camera d'albergo di Donald Trump. Era il 2013 quando il tycoon ricevette questa offerta dal governo russo. Non era ancora il Presidente degli Stati Uniti, ma un imprenditore e personaggio televisivo che in quel momento si trovava a Mosca per il concorso di Miss Universo. A raccontare la vicenda - riportata dalla Nbc - è l'ex assistente personale e bodyguard di Donald Trump, Keith Schiller, che alla commissione intelligence della Camera ha testimoniato di aver rifiutato l'offerta russa. "Non facciamo quel genere di cose" avrebbe risposto Schiller, prendendo la proposta come uno scherzo.

La testimonianza di Schiller si inserisce nel contesto delle accuse contenute nel dossier costruito dall’ex-agente dello spionaggio britannico Christopher Steele, su Donald Trump e i suoi presunti incontri con prostitute russe. La conversazione tra Schiller e i russi riguardo la proposta delle 5 donne da inviare a Donald Trump, si svolse a seguito di una riunione sul concorso di bellezza di Mosca. Quella notte Schiller discusse con Trump dell'offerta russa e, secondo quanto testimonia l'ex guardia del corpo, i due sarebbero scoppiati a ridere, dopo di che Trump sarebbe andato a letto da solo. A quel punto Schiller rimase fuori dalla camera del tycoon per un po' di tempo, poi andò a dormire. Quindi, secondo alcune fonti riportate dalla Nbc, Schiller non saprebbe dire con certezza che cosa accadde nella camera di Trump per il resto della notte, mentre secondo altre, l'ex bodyguard avrebbe detto di essere sicuro che non accadde nulla, nemmeno dopo che lui si allontanò.

L'offerta arrivò - secondo fonti riportate dalla Cnn - da un uomo che si accompagnava con Emin Agalarov, nota pop star figlio di un miliardario oligarca di origini azere molto vicino al leader del Cremlino Vladimir Putin e con cui Trump lavorò per portare la manifestazione di Miss Universo a Mosca. Ma Schiller lo nega e aggiunge che Trump era ben consapevole del rischio che nelle camere d'albergo di Mosca potessero essere state piazzate delle telecamere. Trump, dal canto suo, ha sempre smentito apertamente le accuse contenute nel dossier di Steele, reso pubblico nel gennaio scorso. Ad una conferenza stampa tenutasi qualche settimana prima di diventare Presidente, disse di aver raccomandato il suo staff di "stare molto attento" duranti i viaggi all'estero, inclusi quelli in Russia, dato il rischio delle telecamere posizionate nelle loro stanze.

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