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"In guerra con Kim? Forse gli Usa perderebbero"

11 novembre 2017 | 12.25
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(Xinhua)
(Xinhua)

In un ipotetico conflitto fra la Corea del Nord e gli Stati Uniti, forse gli Usa non avrebbero la meglio. Parola del generale Jan-Marc Jouas, ex comandante delle truppe americane in Corea. Un parere pesante, quello del generale, che parla di un contingente di stanza in Corea del Sud "in inferiorità numerica" e poco fornito. A riportare le parole del militare è Newsweek, entrato in possesso di una lettera indirizzata ad alcuni membri democratici del Congresso.

"Il personale delle forze armate americane composto da 28mila unità in Sud Corea - scrive Jouas nella lettera rivolta ai rappresentanti Ted Lieu e Ruben Gallego e al senatore Tammy Duckworth, tutti veterani ex militari che hanno recentemente espresso una grave preoccupazione per la retorica e la posizione del presidente Trump verso la Corea del Nord - è notevolmente inferiore alle forze nordcoreane, così come le truppe che condurranno la maggior parte dei combattimenti. A differenza di ogni conflitto dall'ultima guerra coreana, non saremo in grado di mettere insieme il nostro esercito prima dell'inizio delle ostilità". Un numero davvero esiguo se si pensa che le forze nordcoreane sono stimate intorno al milione e duecentomila unità.

Come racconta Newsweek, dal gennaio 2012 al dicembre 2014 Jouas è stato profondamente coinvolto nella formulazione di piani per contrastare un eventuale attacco nordcoreano alla Corea del Sud. "Questa minaccia - ha detto - è stata la più pericolosa che ho dovuto affrontato dalla fine della guerra fredda e ho pensato fosse il problema più impegnativo mai incontrato nei miei 35 anni di carriera".

Stando alle parole del generale, per incrementare il contingente americano con i necessari rinforzi, forniture e attrezzature necessari per raggiungere la penisola coreana, sarebbero necessari da diversi giorni a mesi. Ma una volta arrivate finalmente le truppe, per Jouas, "potrebbero trovare le loro basi soggette ad attacchi da armi convenzionali o chimiche, attacchi che potrebbero ulteriormente ritardare la loro entrata in guerra".

Ma non è tutto. Nella lettera, Jous sottolinea infatti anche i rischi per i civili sudcoreani e americani che vivono nel Paese. Ci vorrebbero "giorni", secondo il generale, per eliminare l'artiglieria nordcoreana, razzi e missili che minacciano Seoul, capitale che ospita 25 milioni di persone. Nel frattempo, "si svilupperebbe un'enorme emergenza per l'evacuazione che includerebbe più di centomila americani non combattenti, molti dei quali si rivolgerebbero alle forze Usa per farli uscire dalla penisola". Eventuali piani di evacuazione e protezione, inoltre, sarebbero "notevolmente complicati" dall'utilizzo "previsto" delle armi nucleari e chimiche da parte del regime di Kim Jong Un.

Un quadro apocalittico quello dipinto dal militare, che nelle conclusioni - spiega ancora il Newsweek - sottolinea come ogni azione contro il regime di Kim Jong -un da parte degli Usa, "non importa quanto limitata", potrebbe comunque scatenare una guerra su vasta scala senza probabilmente "eliminare completamente le capacità nucleari della Corea del Nord".

La lettera di Jouas arriva molto tempo dopo la dichiarazione del Pentagono sulla necessità di un'invasione terrestre della Corea del Nord per eliminare il suo arsenale nucleare e la missiva è stata sollecitata da una richiesta di Lieu e Gallego diretta al segretario alla Difesa James Mattis per una relazione dettagliata su quali sarebbero gli esiti di un eventuale conflitto con il regime di Kim.

Il Pentagono non ha finora fornito dati specifici sul potenziale numero di vittime derivate da una guerra tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, ma una recente valutazione del Servizio di Ricerca del Congresso ha previsto che circa 300.000 persone potrebbero morire nei primi giorni dall'inizio del conflitto, anche senza l'uso del nucleare. E gli esperti hanno anche avvertito che un'invasione via terra degli Stati Uniti potrebbe diventare "molto sanguinosa, molto rapidamente".

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