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Sottomarino scomparso, speranza appesa a un filo

23 novembre 2017 | 14.04
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Un rosario appeso fuori dalla base navale di Mar del Plata, dove era atteso il San Juan (Afp) - AFP
Un rosario appeso fuori dalla base navale di Mar del Plata, dove era atteso il San Juan (Afp) - AFP

Le speranze non le hanno ancora perse. Però è chiaro a tutti, ormai, che la fase delle ricerche è diventata "critica". Il portavoce della Marina argentina, Enrique Balbi, è stato categorico. A nove giorni dalla scomparsa del sottomarino ARA San Juan, sparito nel nulla nel Sud Atlantico, Balbi ha descritto così la situazione di quella che in una manciata di giorni ha assunto i contorni di una disperata corsa contro il tempo per portare in salvo i 44 membri dell'equipaggio. I marinai potrebbero essere intrappolati sul fondo dell'Oceano. O forse, nella più drammatica delle ipotesi, potrebbero già essere morti.

Bisogna fare presto, vanno ripetendo gli esperti, perché l'ossigeno all'interno del San Juan potrebbe già essere finito da un pezzo. Se così fosse, il destino dei marinai sarebbe già segnato, a meno che non siano stati in grado di raccogliere nuove riserve d'aria in superficie. Difficile fare pronostici o azzardare congetture.

Le autorità non sanno ancora dire se il sottomarino si trovi in superficie o se, secondo la tesi più accreditata, sia affondato. L'unica certezza è che le ricerche in mare non hanno ancora prodotto esiti positivi nonostante siano 13 i Paesi impegnati nella ricerca. Oltre all'Argentina, hanno unito le forze Germania, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Spagna, Stati Uniti, Francia, Norvegia, Perù, Gran Bretagna e Uruguay. E ieri si è aggiunta anche la Russia.

Ma mentre le ipotesi si accavallano, il tempo stringe. "Se il San Juan è affondato ma è ancora intatto, avrà circa una settimana o 10 giorni di ossigeno" ha detto qualche giorno fa alla 'Cnn' Peter Layton, visiting professor della Griffith University. Ma non tutti la pensano come lui. Secondo quanto riferito dal capitano e comandante della Marina spagnola, Alejandro Cuerda Lorenzo, ci sarebbe ancora tempo per salvare la vita dei marinai, appesa ormai a un filo sottilissimo. Quattro giorni, per la precisione.

"I marinai potrebbero sopravvivere fino al 28 novembre" ha spiegato il comandante ai microfoni di 'Herrera En Cope', sottolineando che, secondo i calcoli della Marina argentina, le scorte di ossigeno del San Juan avrebbero raggiunto il loro limite ieri, dando così all'equipaggio ancora cinque giorni 'extra' di aria.

Intanto alla base navale di Mar del Plata, dove era atteso il sottomarino, sono ospitati un centinaio di parenti dei 44 marinai. Tra loro, molti cercano di tenere alto il morale. Pregano insieme, si fanno forza, mentre fuori, in pieno oceano, decine di navi provenienti da tutto il mondo continuano a setacciare i fondali marini, muovendosi nel buio degli abissi. Tra i parenti che continuano a scrutare l'orizzonte, aspettando fiduciosi di veder spuntare il profilo del San Juan, c'è anche chi non riesce a contenere la rabbia.

Come Federico Ibañez, tra i tanti famigliari in attesa del lieto fine per quella che rischia di trasformarsi in una delle vicende più tragiche per l'Argentina. Suo fratello Christian è un tecnico e sul San Juan si occupa dei radar. "Ho chiesto spiegazioni alla Marina argentina - ha detto alla 'Cnn' il 34enne -. Perché continua a dire che il sottomarino potrebbe trovarsi in superficie? E perché i soccorritori hanno impiegato così tanto tempo prima di cominciare a setacciare il fondo dell'oceano?".

Gli altri parenti, ha spiegato il giovane, sono fiduciosi. Si abbracciano e pregano all'interno di una grande stanza dove ci sono i letti a castello. Tutti si aspettano il miracolo. Ma lui la pensa diversamente. "Continuano a sperare, tutti aspettano, ma cosa aspettano? - ha aggiunto -. Io penso che la Marina sbagli ad affermare che il sottomarino potrebbe trovarsi in superficie. E' una mancanza di rispetto". Se il San Juan fosse stato davvero in superficie, lamenta il ragazzo, a quest'ora l'avrebbero già trovato. "Se avessero iniziato prima a cercare in fondo all'oceano - ha concluso - forse le cose sarebbero andate diversamente".

Ieri, nella complicata vicenda dell'ARA San Juan, si è aggiunto un nuovo indizio. Dopo l'ultima comunicazione tra la Marina militare argentina e il sottomarino è stata percepita un'"anomalia idro-acustica" in un'area che coincide con la rotta che avrebbe dovuto seguire il sommergibile. Come ha spiegato Balbi, si tratta di uno strano rumore avvertito una settimana fa, il 15 novembre, attorno alle 11 del mattino, in una zona poco distante dal punto nel quale si trovava il sottomarino, e circa tre ore dopo l'ultima comunicazione con il comandante del San Juan.

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