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Razzi e hacker, la guerra di Kim

19 dicembre 2017 | 08.01
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Kim Jong-un (Xinhua) - XINHUA
Kim Jong-un (Xinhua) - XINHUA

C'è la Corea del Nord dietro Wannacry, il cyber attacco globale che a maggio ha colpito 150 Paesi mandando in tilt oltre 300mila computer. Lo hanno confermato gli Stati Uniti, dopo che nei mesi scorsi erano già state lanciate accuse in questo senso contro Pyongyang. "Dopo un'attenta indagine, gli Stati Uniti oggi attribuiscono pubblicamente il massiccio cyber attacco 'Wannacry' alla Corea del Nord", ha scritto in un editoriale per il 'Wall Street Journal' il consigliere per la Sicurezza interna della Casa Bianca, Tom Bossert, ricordando che l'attacco è costato "miliardi di dollari".

"Noi non facciamo questo tipo di affermazioni alla leggera - premette - Sono basate sulle prove. E non siamo soli nelle nostre scoperte, altri governi e società private concordano". Secondo Bossert, "la Corea del Nord ha agito in maniera in gran parte negativa, largamente incontrollata, per oltre un decennio ed il suo comportamento malvagio diventa sempre più evidente. Wannacry è stata irresponsabilmente insensato".

"Mentre rendiamo Internet più sicura, continueremo a ritenere responsabili quanti ci danneggiano o ci minacciano, che agiscano da soli o per conto di organizzazioni criminali o nazioni ostili - ha assicurato il consigliere della Casa Bianca - Il kit di strumenti a disposizione dei regimi totalitari è troppo minaccioso per essere ignorato".

Secondo quanto scrive il 'Washington Post', l'amministrazione Trump chiederà a "tutti gli Stati responsabili" di contrastare la capacità della Corea del Nord di condurre cyber attacchi e di attuare tutte le necessarie sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Una dichiarazione ufficiale è attesa in giornata.

Il 12 maggio scorso, il malware WannaCry aveva infettato i sistemi informatici di numerose aziende e organizzazioni in tutto il mondo, tra cui Portugal Telecom, Deutsche Bahn, FedEx, Telefónica, Tuenti, Renault, il Servizio sanitario britannico, il ministero dell'Interno russo, l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Già qualche giorno dopo, i primi sospetti erano caduti sulla Corea del Nord, che nel 2014 era stata accusata dagli Stati Uniti di essere dietro un attacco alla Sony, distributrice del film "The Interview", satira del leader nordcoreano Kim Jong-un.

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