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"Pronti a taglio fondi", Trump minaccia palestinesi

03 gennaio 2018 | 08.21
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(Afp)
(Afp)

Donald Trump minaccia di tagliare gli aiuti economici ai palestinesi, pari a oltre 300 milioni di dollari annui, dopo le proteste scatenate dalla sua decisione di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele.

"Non è solo il Pakistan al quale paghiamo milioni di dollari per niente, ma ci sono molti altri paesi - ha detto il presidente americano su Twitter - per esempio, paghiamo ai palestinesi CENTINAIA DI MILIONI DI DOLLARI l'anno e non otteniamo nessun segno di rispetto. Non vogliono neanche negoziare il trattato di pace atteso da tempo con Israele. Abbiamo levato dal tavolo Gerusalemme, la parte più difficile del negoziato, ma Israele doveva pagare di più per questo. Ma con i palestinesi che non vogliono più parlare di pace, perché dovremmo dargli questi massicci pagamenti?".

Intanto l'ambasciatore americano all'Onu, Nikki Haley, ha minacciato di tagliare i fondi all'Unwra, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. "Penso che il presidente abbia fondamentalmente detto che non vuole dare nessun ulteriore aiuto fino a quando i palestinesi non torneranno al tavolo dei negoziati - ha affermato - cerchiamo di far avanzare il processo di pace, ma se questo non accade il presidente non continuerà a finanziare questa situazione".

"Non ci faremo ricattare". Alla minaccia Usa risponde così Hanan Ahsrawi, una delle principali esponenti dell'Organizzaizone per la liberazione della Palestina (Olp). "I diritti palestinesi non sono in vendita. Riconoscendo Gerusalemme Occupata come capitale d'Israele, Donald Trump non ha soltanto violato la legge ma ha anche distrutto da solo le fondamenta della pace e condonato l'annessione illegale della città da parte israeliana", ha detto la Ashrawi in una dichiarazione ripresa dai media israeliani. "Il presidente Trump - ha aggiunto - ha sabotato la nostra ricerca di pace, libertà e giustizia. Ora osa dare la colpa ai palestinesi per le conseguenze delle sue azioni irresponsabili!".

Dopo che Trump ha annunciato di riconoscere Gerusalemme capitale d'Israele il 6 dicembre, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha dichiarato che gli Stati Uniti non potevano più essere considerati un mediatore credibile del processo di pace. Da allora i vertici palestinesi si sono rifiutati di incontrare gli americani.

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