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Il caso

Alfie, le tappe della battaglia

28 aprile 2018 | 10.27
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(Afp)
(Afp)

Il piccolo Alfie Evans è morto alle 2.30 di questa notte. Finisce così la dura battaglia legale fra i genitori Thomas e Katie e l'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool, che ha visto al centro della contesa il destino del bimbo di soli 23 mesi, affetto da una malattia sconosciuta e giudicata incurabile dai medici. Una vicenda tragica, che ricorda molto da vicino quella di Charlie Gard e di Isaiah Haastrup morti entrambi, come Alfie, dopo che l'Alta Corte britannica ha ordinato di fermare le macchine che li tenevano in vita.

9 MAGGIO 2016 - E' il giorno della nascita di Alfie che viene ricoverato nel dicembre dello stesso anno, a soli 7 mesi. La diagnosi è incerta, ma le conseguenze sulla vita del piccolo sono devastanti: il bimbo sembra infatti essere affetto da una patologia neurodegenerativa - una rara malattia mitocondriale è l'ipotesi - che sta lentamente e inesorabilmente distruggendo il cervello. Una condizione irreversibile, purtroppo, che nel corso del tempo porta Alfie a non poter più respirare e nutrirsi autonomamente. Il piccolo, che soffre anche di crisi epilettiche e spasmi dovuti alla patologia, viene così attaccato a un macchinario per la ventilazione e nutrito attraverso un sondino. Per i medici, lo sforzo di Alfie per sopravvivere è immane, doloroso e soprattutto inutile e tenere il bimbo attaccato ai macchinari che lo tengono in vita è accanimento terapeutico. Ma i genitori, convinti che ci sia ancora una speranza, non si arrendono e rifiutano la conclusione dell'ospedale.

IN TRIBUNALE - Inizia la dura battaglia legale fra Thomas e Kate Evans e l'ospedale, che chiede che sia lo Stato a decidere sul difficile caso. Tutti i tribunali britannici che si trovano ad affrontare la vicenda sono concordi: quello su Alfie, destinato a soccombere fra tante sofferenze a una malattia che non lascia scampo, è accanimento terapeutico. Nel disperato tentativo di perpetuare l'assistenza al bimbo, i genitori presentano così ricorso all'Alta Corte britannica, che tuttavia conferma le sentenze precedenti e ordina che i macchinari che tengono in vita il piccolo vengano staccati.

IL 'NO' DI STRASBURGO - La mattina del 23 aprile i giudici della Corte europea per i diritti dell'uomo rifiutano di intervenire sul caso. Dopo il 'no' della Suprema Corte britannica, la coppia incassa anche il parere negativo della Corte di Strasburgo, che respinge la richiesta di intervenire inoltrata da Tom e Kate dopo l'ultima sentenza. La malattia di Alfie, per i giudici, è "catastrofica".

ALFIE E' ITALIANO - Nel tentativo di trasferire il piccolo all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma - che pur confermando la diagnosi senza speranza ha offerto ospitalità alla famiglia e la disponibilità a proseguire le terapie che lo tengono in vita -, dopo l'appello per il piccolo Alfie lanciato da Papa Francesco, è ora lo Stato italiano a provare a intervenire: il 23 aprile i ministri Alfano e Minniti propongono la cittadinanza italiana per il piccolo, proposta accolta dal Consiglio dei ministri che lo nomina ufficialmente nostro connazionale il giorno successivo. I genitori di Alfie si rivolgono così alla Corte d'Appello di Londra: la richiesta è quella di poter trasferire il piccolo a Roma.

STOP ALLA VENTILAZIONE - Nella serata del 23 aprile, dopo una giornata convulsa che ha visto un ritardo nell'esecuzione della sentenza per il distacco delle macchine, il respiratore che tiene in vita Alfie viene staccato alle 21.17. Il bimbo, secondo quanto riferisce la famiglia, continua a respirare autonomamente. A 10 ore dal distacco del respiratore, l'ospedale concede acqua e ossigeno.

NO ALL'ITALIA - Il 25 aprile si conclude anche l'ultima battaglia legale dei coniugi Evans. La Corte d'Appello di Londra respinge infatti il ricorso della famiglia, bocciando l'ultimo tentativo di trasportare il piccolo in aereo da Liverpool al Bambino Gesù di Roma.

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