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Migranti, scambio di accuse

18 luglio 2018 | 07.22
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L'imbarcazione soccorsa a largo della Libia da Open Arms. Nell'immagine, il salvataggio dell'unica superstite e il corpo di una delle vittime (Afp)
L'imbarcazione soccorsa a largo della Libia da Open Arms. Nell'immagine, il salvataggio dell'unica superstite e il corpo di una delle vittime (Afp)

"Quanto tempo dovremo lottare contro assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?". Accuse pesantissime contro la Guardia Costiera libica e il governo italiano, che replica parlando di "bugie". A lanciarle è Proactiva Open Arms, l'ong che ieri ha denunciato in alcuni tweet firmati dal suo fondatore Oscar Camps l'affondamento per mano dei libici di una imbarcazione con ancora a bordo due donne e un bambino 'colpevoli' di non voler salire a bordo delle motovedette come gli altri occupanti, 158 in tutto. Affermazioni che hanno scatenato l'ira del Viminale, che ha bollato i tweet di Camp come "fake news" e ha promesso una nuova versione dei fatti che smentirebbe la ong.
Solo "bugie e insulti" per il ministro Matteo Salvini, che "confermano che siamo nel giusto". "Io - promette il vicepremier leghista - tengo duro".
Oggi intanto, la Marina e la Guardia costiera libiche hanno rivendicato il loro operato, respingendo le accuse della ong: "La Guardia costiera salva vite umane, negli anni passati ha salvato più di 80mila persone - afferma una nota diffusa su Facebook dal portavoce della Marina, Ayoub Qasem - nonostante la carenza di equipaggiamenti e le condizioni difficili".
"La Marina libica e la Guardia costiera negano le accuse della ong spagnola Proactiva Open Arms a proposito degli ultimi eventi", esordisce il comunicato, precisando che "sono stati salvati 165 migranti illegali" nel quadro di "un'operazione condotta con grande professionalità e nel rispetto dei protocolli internazionali riguardo il salvataggio di persone in mare". La nota sottolinea come sulla motovedetta fosse presente "una giornalista tedesca, testimone di ciò che è accaduto, che ha preparato un servizio sulla questione per il canale N-Tv". Il reportage di Nadja Kriewald dovrebbe essere trasmesso venerdì prossimo.
"Non è nostra abitudine lasciare vite umane in mezzo al mare, la nostra religione ce lo proibisce - prosegue il comunicato -. Tutto ciò che è successo e succede, i disastri in mare sono causati dai trafficanti, interessati solo al guadagno, e dalla presenza di ong irresponsabili come questa".
"La Guardia Costiera - conclude la nota - cerca con tutti i mezzi che ha a disposizione di fare il massimo per salvare vite umane e non ha altri interessi al di fuori della Patria e dei principi dell'umanità".
"Io - ha replicato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ospite questa mattina a "Agorà Estate" - non posso dire se ci si può fidare o meno della Guardia Costiera Libica. Il concetto di fiducia a livello di rapporti diplomatici con l’estero va applicato ai fatti. E cioè rispetto alla Guardia costiera libica il governo italiano fa il suo dovere, ovvero accertare, quando rientra nelle competenze italiane, che tutto si verifichi nel pieno rispetto dei diritti umani delle persone coinvolte".
Sulla questione migranti, aggiunge il ministro, il governo non ha avuto "nessun cinismo e nessuna sottovalutazione dei diritti umani delle persone. Il Governo italiano oggi rispetta i diritti umani più di prima perché in Europa sta facendo un' operazione da leader".
"L'idea che emerge sulla base dei fatti - spiega - è che non c'è nessun elemento per poter ipotizzare una minima responsabilità del governo o della politica italiana. Le accuse sono rivolte alla Guardia costiera libica. Vorrei capire perché l'Italia è responsabile dell'operato della Guardia costiera libica. Quando vedo quelle immagini soffro dentro perché vedere una donna e un bimbo in mare morti è una cosa atroce ma non ci sono dubbi che l' Italia e il governo italiano tutelano i diritti umani come priorità".
Ci si può fidare della Guardia costiera libica? "Ci fidiamo di ciò che possiamo accertare - ha detto il guardasigilli -. Se la gente muore in mare è perché il fenomeno immigrazione è lasciato fuori controllo dalla comunità internazionale. Anzi, è solo sulle spalle dell'Italia. L' Europa, di fronte al fenomeno internazionale, deve dimostrare di essere comunità per fare sì che l' immigrazione possa pesare sulle spalle di tutti, combattendo il traffico, evitando i morti in mare". Incalzato ancora sull'operato della Guardia costiera libica, Bonafede ha aggiunto: "Il concetto di fiducia è un concetto che a livello di rapporti diplomatici va applicato sui fatti. Rispetto alle Guardie costiere di tutti gli altri Paesi, l'Italia fa il suo dovere, cioè accertare che i diritti umani vengano rispettati. C'è la testimonianza di una giornalista tedesca a bordo della Guardia costiera libica e dice di non avere assistito a nessun abbandono. La politica italiana tenuta in ballo senza nessun motivo allo stato dei fatti".
Quanto al lavoro delle Ong, Bonafede ha detto: "Le Ong fanno un lavoro prezioso ma dobbiamo sganciarci da mix in cui si mette tutto. Una volta salvata una persona in mare, ci sono le responsabilità e l'Italia lo fa nei limiti della sua competenza. Per noi i diritti umani sono la priorità, come è normale che sia, dopodichè la gestione del fenomeno va spalmata su tutti i Paesi europei. Conte ha dimostrato che si possono coinvolgere altri Paesi europei. Abbiamo fatto la cosa giusta: alzare il telefono e dire ci sono persone che hanno bisogno di tutti noi, come comunità europea. L'Europa sta avendo slancio di comunità grazie al ruolo che sta svolgendo l'Italia".
Bonafede ha poi detto che bisogna distinguere: "Un conto è chi scappa da situazioni di guerra, un conto chi scappa da una situazione economica difficilissima e ha diritto ad un futuro migliore nel rispetto delle regole. Ha senso fare una distinzione tra le due situazioni".

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