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Sel, in quattro dicono addio. Renzi ai suoi: “Chi guarda al Pd troverà un partito aperto”

19 giugno 2014 | 16.41
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L’ex capogruppo alla Camera Gennaro Migliore ha comunicato la decisione in una lettera inviata al presidente: “Dimissioni irrevocabili, si è rotto un vincolo di fiducia”. Lasciano anche Fava, Di Salvo e Piazzoni. Vendola: “E’ un errore politico”

Infophoto - INFOPHOTO
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Quattro addii in casa Sel. L’ex capogruppo alla Camera Gennaro Migliore si è dimesso da tutti gli incarichi e ha comunicato la propria irrevocabile uscita dal partito. Lo stesso hanno fatto Claudio Fava, Titti Di Salvo e Ileana Piazzoni.

Con la formalizzazione degli addii si sta stringendo alla Camera sulla nascita di un nuovo gruppo parlamentare (che possa fare da prologo alla stessa operazione al Senato) che si richiamerà al socialismo europeo e unirà deputati di stampo riformista, a partire dagli ex Sel.

La nascita del gruppo esclude la semplice adesione dei fuoriusciti di Sel al Pd e coinvolgerebbe per ora anche uno o due deputati attualmente in Scelta civica.

Renzi esprime “massimo rispetto per il travaglio dentro Sel”. E ai suoi dice “chi guarda al Pd troverà un partito aperto, attento alle diverse sensibilità, intenzionato a lavorare avendo come obiettivo la giustizia sociale, ma che si pensa come un vero e proprio partito della nazione”.

Ma è tutta l’area riformista in Parlamento in fermento. Mercoledì non è sfuggito ai più attenti un lungo colloquio in Corea, a Montecitorio, tra il capogruppo del Psi alla Camera Marco Di Lello, Guglielmo Epifani e Gennaro Migliore. E’ invece di mercoledì sera l’incontro dello stesso Migliore con Lorenzo Guerini e Francesco Bonifazi, mentre giovedì una delegazione del Psi formata da Di Lello e dal segretario Riccardo Nencini è stata vista al Nazareno, la sede del Pd.

L’accelerazione della situazione di Sel ha dato ancora più benzina alla nascita del nuovo gruppo, di cui si parlava già da un po’, pensato anche come ‘gamba sinistra’ della maggioranza capace di riequilibrare la presenza di Ncd. Giovedì mattina, a quanto si apprende, a una riunione ‘top secret’ che ha preceduto la segreteria di Sel erano presenti una dozzina di parlamentari in uscita. Nella riunione è stato definito anche un ‘timing’, l’uscita sarà operativa all’inizio della prossima settimana dopo le Assemblee nei territori.

La decisione di Migliore, raccontano, è maturata nella notte e nella tarda mattinata la lettera di addio a Sel, inviata a Nichi Vendola, era già pronta. Migliore spiega e motiva la sua decisione, preceduta mercoledì dalle dimissioni dalla presidenza del gruppo alla Camera, e parla dell’“interruzione del reciproco rapporto di fiducia che è seguito alla discussione nel gruppo parlamentare sul decreto Irpef e al successivo voto parlamentare”.

“Al momento del voto nel gruppo - scrive Migliore - ho inteso rassegnare le mie dimissioni poiché non condividevo la proposta di astenerci, per poter esprimere in piena libertà il mio pensiero, ovvero che un provvedimento che contiene una misura di sostegno a 10 milioni di lavoratori, come quella degli 80 euro e altri positivi provvedimenti, dovesse far parte delle nostre rivendicazioni e che, se fossimo stati al governo, noi stessi avremmo promosso. Successivamente il gruppo ha votato seguendo l’indicazione maggioritaria espressa al suo interno, a parte due astensioni motivate ‘in rappresentanza di altri’”. “Tale votazione è stata prima rivendicata e poi additata come un grave errore politico, fino al punto di accusare il gruppo stesso di ‘sequestrare la linea del partito’”.

“Per me - continua Migliore - si è rotto un vincolo di fiducia e quindi ho definitivamente compreso quanto sarebbe stata ‘inagibile’ una posizione politica dentro il mio partito se essa fosse stata continuamente letta alla luce di una profezia che si auto avvera. Non è giusto che tale fibrillazione permanente ‘disorienti’ i militanti, che sono la prima risorsa di Sel, e nel corpo largo del partito. Non è nemmeno giusto che la mia posizione venga descritta da alcuni come quella di un sabotatore”.

“Mi fermo prima. Prima che qualcuno mi chieda improbabili ‘riallineamenti’. Prima che alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la linea. Perciò rassegno le mie dimissioni irrevocabili dal coordinamento nazionale, da tutti gli organismi in cui sono stato eletto e dal partito stesso”.

Vendola: auguri a chi lascia ma è errore politico - Al termine della segreteria del partito la reazione del presidente: “Ai compagni e alle compagne che vanno via faccio gli auguri” ma “considero un errore politico quello di chi ha deciso di uscire da Sel”. “Oggi è il giorno più difficile - dice Vendola - Quando una comunità si spacca in modo così plateale è comunque una ferita. Sono molto dispiaciuto. Spero che, se continua il tempo maledetto delle fratture, non continui quello delle contumelie. Se ne vanno compagni straordinari come Migliore, dirigente tanto stimato da indicarlo come capogruppo. Per me è come un figlio e provo dolore per una perdita forte dal punto di vista umano e politico”.

Quindi ribadisce che la posizione di Sel resta di opposizione al governo Renzi: “L’oggetto della contesa sviluppata negli ultimi mesi ha a che fare su ciò che debba essere la sinistra in questo paese, anche nei confronti di un governo che ha un premier dotato di una straordinaria narrazione e di capacità di consenso. Noi siamo una forza di sinistra e non vogliamo smarrire la bussola. Immaginare che questa bussola possa portare a sostenere il governo Renzi è uno sbandamento, è andare fuori strada”.

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