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Di Matteo: "Renzi discute di riforme con un condannato, bisogna reagire"

19 luglio 2014 | 18.22
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Il pm antimafia alla commemorazione di Borsellino: "Vogliono trasformare i magistrati in burocrati, discutibili le prese di posizione del Csm, condizionato dal suo presidente".  Via D'Amelio, il fratello di Borsellino: "Di Matteo trattato come Paolo e Giovanni 20 anni fa". /FOTO

Di Matteo:

"In una sentenza definitiva della Corte di Cassazione e' accertato che un partito politico, divenuto forza di Governo nel 1994, ha poco prima annoverato tra i suoi ideatori e fondatori un soggetto da molto tempo colluso con gli esponenti di vertice di Cosa nostra e che da molti anni fungeva da intermediario consapevole dei loro rapporti con l'imprenditore milanese che di quel partito divenne esponente apicale. Oggi questo esponente politico (Silvio Berlusconi, ndr), dopo essere stato definitivamente condannato per altri gravi reati, discute con il Presidente del Consiglio in carica di riformare la legge elettorale e quella Costituzione alla quale Paolo Borsellino aveva giurato quella fedeltà che ha osservato fino all'ultimo respiro". E' quanto dice il pm Antonino Di Matteo, uno dei pm del processo trattativa tra Stato e mafia, intervenendo dal palco di via D'Amelio durante la commemorazione di Paolo Borsellino. "E' necessario non perdere la capacità di indignarsi e trovare la forza di reagire - continua il pm Di Matteo - Tutti abbiamo il dovere di evitare che anche da morto Paolo Borsellino debba subire l'onta di vedere calpestato il suo sogno di giustizia".

"Non si può assistere in silenzio al preminente tentativo di trasformare il magistrato inquirente in un semplice burocrate, inesorabilmente sottoposto alla volontà e all'arbitrio del proprio capo, di quei dirigenti degli uffici sempre più spesso, purtroppo, nominati da un Csm che rischia di essere schiacciato e condizionato nelle sue scelte di autogoverno dalle pretese correntizie e politiche e dalle indicazioni sempre più strigenti del suo presidente", ha poi detto, relativamente al tema dellariformadella giustizia.

"Non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere ai tanti tentativi in atto, dalla riforma dell'ordinamento giudiziario, a quella in cantiere sulla responsabilità civile dei giudici, alla gerarchizzazione delle Procure anche attraverso sempre piu' numerose e discutibili prese di posizione del Csm - dice ancora - non si può ricordare Paolo Borsellino e assistere in silenzio a questi tentativi finalizzati a ridurre l'ndipendenza dei magistrati a vuota enuncazione formale con lo scopo di annullare l'autonomia del singolo pm".

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