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Renzi: "Incontro con Draghi? Tutto ok, Italia non è un osservato speciale''

13 agosto 2014 | 10.47
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Il presidente del Consiglio in mattinata ai cantieri dell'Expo: "Spendere meglio i fondi Ue è l'obiettivo del governo''. Poi: ''Faremo il punto dei lavori prima del 16 ottobre". Nel pomeriggio a Fiumicino il saluto al Papa, partito per la Corea del Sud. Dopo l'incontro con Napolitano. Sull'articolo 18: "E' un totem ideologico". Cofferati: "Dibattito surreale, non esiste più". Expo 2015, Bracco accoglie Renzi. Con la 'lady di ferro' avanti con i lavori rispettando i tempi

La foto twittata dal premier Renzi
La foto twittata dal premier Renzi

"Con Draghi ci vediamo periodicamente, era già tutto a posto da prima. La stampa ha letto le parole del presidente della Bce in una chiave negativa per l'Italia e quindi il mio 'non ci facciamo commissariare' è sembrato una replica alla Bce, ma non è così". Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, commentando, al ritorno dall'aeroporto di Fiumicino dove si è recato per salutare il Papa in partenza per la Corea del Sud, il tenore dell'incontro in Umbria con il presidente della Bce.

"L'Italia -assicura Renzi- non è un osservato speciale, ve lo assicuro. Non è così". Di conseguenza, puntualizza ancora il premier, ogni accostamento tra l'attualità e la lettera recapitata nel 2011 al governo Berlusconi è del tutto improprio. "Io - si limita a osservare il presidente del Consiglio - nel 2011 non c'ero. Facevo il sindaco di Firenze".

Critiche della Ue - ''In tutti e 28 i Paesi si inviano'' alla Commissione europea ''documenti e si ricevono delle risposte con delle considerazioni critiche. Dopo di che i Paesi membri fanno le loro valutazioni in considerazione di ciò che viene loro detto e scritto'', sottolinea il presidente del Consiglio, Matteo Renzi a chi gli domanda circa le critiche della Commissione europea in relazione al fatto che l'Italia sarebbe un Paese privo di strategia.

I fondi Ue utilizzati dall'Italia - "Da palazzo Chigi si è iniziato a togliere alle Regioni che non spendono" i fondi europei ''e a metterli sulle scuole. Continueremo a farlo. La strategia per spendere meglio i fondi europei è un obiettivo di questo governo'', aveva detto il premier in mattinata, in occasione di un incontro con la stampa successivo alla visita ai cantieri di Expo.

''I fondi europei negli ultimi anni -ha sottolineato Renzi- l'Italia li ha spesi peggio di come avrebbe potuto. Mi fa piacere che finalmente ci sia attenzione su questo''.

L'appuntamento dell'Expo - I 5 milioni di biglietti già venduti per l'esposizione universale del 2015 dimostrano che ''c'è una grande fame di Italia, c'è una grandissima voglia di un Paese che è in grado di dare qualità, bellezza, in particolar modo nei settori dell'agroalimentare, della qualità della vita, dello stile. Ma soprattutto c'è una grande fame di Italia in tutto ciò che il nostro Paese può dare'', ha detto Renzi dai cantieri dell'Expo.

Per il premier i cinque milioni di biglietti venduti sono "soltanto un primo passo, anche se molto importante, ma dobbiamo darci un obiettivo in più. Se l'obiettivo è vendere 24 milioni di biglietti, sarebbe molto bello se noi riuscissimo entro l'inizio della manifestazione ad arrivare a 10 milioni di biglietti venduti''.

Renzi e i gufi che vogliono il fallimento - ''Non lasceremo il futuro ai gufi e a chi spera nel fallimento del Paese'', ha quindi detto il presidente del Consiglio, ribadendo l'importanza di trovarsi ai cantieri "e stare, in particolare, insieme agli operai, agli ingegneri, ai geometri e agli architetti, agli operai e alle operaie che stanno facendo una cosa grande. Non stanno semplicemente costruendo un'opera, ma costruendo e restituendo l'orgoglio ad un Paese che ha bisogno come il pane di poter dire che l'Italia ce la fa e che noi non lasceremo il futuro ai gufi e a coloro i quali sperano nel fallimento del Paese''.

Per il premier, dunque, ''Expo sarà dal 1 maggio del 2015, sono pronto a scommetterci, una delle chiavi di ripartenza straordinaria del nostro Paese''. ''Abbiamo affrontato tutti i problemi che andavano affrontati e tutti stiamo facendo del nostro meglio perché le cose viaggino bene e stanno già viaggiando bene'', ha concluso Renzi.

''Il primo maggio sarà il 'no gufi day''', ha detto il premier specificando che, non sarà soltanto quello ma anche il giorno in cui ''chi avrà lavorato, dissodato, messo un mattone, costruito e piantato alberi si sentirà partecipe della vittoria dell'Italia''. Questo è, ha concluso Renzi, ''un elemento di sintonia con il governo'' ovvero che ''qualsiasi cittadino che sta facendo bene il proprio lavoro sta dando una mano non al governo ma all'Italia''.

Il punto sui lavori - A visitare i cantieri di Expo ''torno prima del 16 ottobre perché in quella data ospiteremo a Milano i capi di Stato e di governo dei Paesi asiatici insieme ai Ventotto Paesi europei'' ha annunciato quindi Renzi. Quella del 16 ottobre ''sarà un'occasione particolarmente significativa ed importante per fare il punto dell'avanzamento dei lavori. Da qui al 16 ottobre dobbiamo correre, ma ce la possiamo fare e ce la faremo'', ha concluso.

Il nodo dell'articolo 18 - Il presidente del Consiglio torna sulla questione dell'articolo 18: "Credo che l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno sia una discussione ideologica. Abbiamo bisogno di trovare posti di lavoro e faremo di tutto perché questo avvenga, riscrivendo tutti insieme nella delega lo Statuto dei lavoratori che credo abbia bisogno di futuro e non soltanto di passato''.

Gli altri appuntamenti di Renzi- Il premier, dopo la visita ai cantieri è tornato a Roma nel primo pomeriggio per salutare Papa Francesco, in partenza da Fiumicino per il viaggio in Corea del Sud.

Subito dopo Renzi si è recato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella tenuta di Castel Porziano, per un giro d'orizzonte a 360 gradi sui temi legati alla politica interna, alla situazione economica e alle questioni internazionali.

Per giovedì invece l'agenda del presidente del Consiglio prevede un tour nell'Italia meridionale, che lo porterà a Napoli, Reggio Calabria e Palermo. Possibile che durante i vari impegni venga raggiunto dagli echi del dibattito sulla riforma del mercato del lavoro, destinato a proseguire anche alla luce delle dichiarazioni di martedì dello stesso premier, che ha prospettato una riforma dello Statuto dei lavoratori, che superi i confini ristretti della questione dell'articolo 18.

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