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Calderoli: "La prostituzione nel calcolo del Pil? Allora legalizziamola, potremo recuperare miliardi"

22 agosto 2014 | 14.17
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Per il vicepresidente del Senato non è coerente comprenderla nel computo senza regolarizzarla come avviene in altri Paesi europei. Spazzando via ipocrisie e veti, dice, si potrebbe far arrivare denaro nella casse dello Stato "senza cercare affannosamente altre strade". E annuncia di aver presentato una proposta referendaria in merito

Infophoto
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Se l'Italia tassasse la prostituzione come avviene in altri Paesi, potrebbe recuperare miliardi di euro. La proposta è del vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, che non ritiene coerente comprendere nel calcolo del Pil l'attività illegale delle prostituzione senza regolarizzarla come invece succede in altri Paesi europei. Secondo Calderoli è venuto il momento di rimuovere ''quell'insieme di diktat e veti incrociati che provengono da una certa parte di benpensanti e dal mondo cattolico; da chi dice che non può essere riconosciuto lo sfruttamento della donna, anche se poi viene di fatto sfruttata tutti i giorni sulle nostre strade''. Spazzando via ipocrisie e veti si potrebbe far arrivare denaro nella casse dello Stato ''senza cercare affannosamente altre strade. Cifre troppo precise non è corretto farle, ma l'ordine di grandezza, la stima giusta è quella di miliardi di euro''. E non vi sarebbero solo vantaggi fiscali per un Paese alla perenne ricerca di denaro. ''Si otterrebbero effetti benefici contro la criminalità, contro il diffondersi di malattie e si migliorerebbe il decoro delle strade, eliminando tutto quello che gira sui marciapiedi''.

A chi fa notare che le case chiuse sono immorali il senatore ribatte dicendo che si tratta di ipocrisia: ''O uno e cieco-dice- o se va in giro vede cosa si trova sulle strade italiane e che c'è ben altro rispetto allo scandalo dei Parioli. C'è pieno di ragazzine di 14 e 15 anni che si prostituiscono. Questo è meglio?''. Insomma, regolarizzare questa attività oltre che rivelarsi positivo per le finanze dello Stato ''farebbe finire anche queste situazioni. Se tutto fosse registrato e controllato, di minorenni che si prostituiscono non ne vedremmo più''. Ci sarebbero poi ''verifiche sanitarie che impedirebbero il diffondersi incontrollato di malattie sessualmente trasmissibili, e si ridarebbe dignità anche alla donna che svolgerebbe un lavoro, bello o brutto che venga considerato, riconosciuto''. Le 'lucciole' insomma potrebbero liberarsi dallo sfruttamento della criminalità e svolgere la funzione come libere professioniste, riunirsi in cooperative o fondare società per azioni. ''La forma giuridica non è importante -dice Calderoli- basta che quello che fanno la facciano autonomamente dove e come vogliono, ma in maniera regolare, registrata e controllata. E soprattutto paghino le tasse così come avviene altrove''. Ma visto che per il senatore governo e parlamento non intendono occuparsi della questione se ne occuperanno i cittadini. ''Abbiamo presentato una proposta referendaria e crediamo che già a novembre la Cassazione dovrebbe dare un primo responso. Passato poi il giudizio di ammissibilità io credo che sia possibile per gli italiani votare a primavera per l'abolizione della legge Merlin. E ritengo che il 75% dei cittadini sarà a favore''.

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