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Stipendi bloccati, Alfano: "Richieste forze ordine legittime ma niente toni eccessivi". Il premier: "No ai ricatti"

05 settembre 2014 | 13.39
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Nel pomeriggio l'incontro tra il ministro dell'Interno e i vertici dei corpi:"Sono convinto che ci sono le condizioni per risolvere la questione". Renzi dl vertice Nato di Newport: "Così c'è poco da discutere". Replicano i sindacati: "Non chiediamo aumenti, chiediamo il giusto". Dell'Aringa: "Blocco stipendi statali? Serve confronto, in gioco il controllo sociale". Ieri la minaccia di sciopero generale

Stipendi bloccati, Alfano:

''Siamo vicini a tutte le forze dell'ordine, le richieste dei sindacati'' sullo sblocco dei tetti salariali ''sono legittime ma sono stati usati toni e modi eccessivi nel comunicato di ieri". Così il ministro dell'Interno, Angelino Alfano torna a parlare della minaccia di sciopero generale di Cocer e sindacati di polizia.

''La sicurezza è una priorità assoluta del governo e di questo ministero. Soprattutto in un momento delicatissimo come quello attuale. Questa sicurezza sarà ancora più prioritaria con il lavoro che faremo.

"Abbiamo lavorato e lavoriamo per garantire la specificità degli operatori di polizia. Mi auguro - sottolinea Alfano - che questo obiettivo non venga complicato dal comunicato di ieri. Sono comunque convinto che ci sono le condizioni per affrontare con serenità il problema e risolverlo''.

''Sono convinto che ci sono le condizioni per risolvere la questione'', assicura il ministro dell'Interno che annuncia: ''Già oggi pomeriggio incontreremo i vertici delle forze dell'ordine. I protagonisti della sicurezza - rimarca il titolare del Viminale - sono gli uomini e le donne in divisa, agli operatori di polizia è riconosciuta la specificità e noi lavoreremo perché questa specificità sia assicurata anche nei prossimi mesi''.

''Stiamo lavorando - assicura il ministro - non per il rinnovo del contratto che non è stato richiesto, ma per eliminare i blocchi salariali. Ci auguriamo che questo sforzo del governo non venga complicato dai toni eccessivi del comunicato di ieri, ma sono convinto - ribadisce - che ci siano le condizioni per affrontare con serenità, da parte di tutti, il problema e risolverlo. Lavoriamo tutti insieme - rimarca Alfano - perché indossiamo tutti la maglia di una stessa squadra che è l'Italia''.

Renzi: "Con toni da ricatto c'è poco da discutere" - "La disponibilità è la più ampia, ma se il tono è quello di chi dice si sciopera contro la Stato, se si pensa di mettere in campo comportamenti che hanno il vago sapore del ricatto, si sappia che noi i ricatti non li accettiamo. E allora c'è poco da discutere". E' quanto detto da Matteo Renzi al termine del vertice della Nato.

"Tutto è legittimo, ciascuno ha le sue buone ragioni e noi rispettiamo la discussione -ha spiegato il premier-. Nel caso delle forze dell'ordine la discussione era aperta, non so se lo è ancora, non sul blocco degli stipendi ma sugli scatti. Ma i toni utilizzati sono inaccettabili".

Secondo il premier, "sono toni che fanno in alcuni casi venir meno la convinzione che ci sia la volontà da parte di alcuni sindacati di trovare un punto intesa, e alla fine fanno del male a chi per 1200 euro al mese sta in strada". Renzi ha ribadito: "Se qualcuno vuole dire o facciamo come diciamo noi o facciamo sciopero; prego accomodatevi. Noi siamo pronti a discutere ma anche pronti a difendere le persone perbene. Specie di fronte ad alcuni rappresentanti sindacali che fanno del male a chi veste l'uniforme".

Mentre sull'operato del governo: "Ho grandissimo rispetto per chi ci critica, non perdo occasione per discutere e ascoltare" ma tutto quello che il governo ha fatto sino ad ora "è tanta roba - dice il premier - il percorso è molto definito e delineato".

Replicano i sindacati - ''Non chiediamo aumenti, ma solo il giusto''. E' quanto rimarcano, in una nota congiunta, i sindacati di polizia, forze dell'ordine, Vigili del Fuoco, polizia penitenziaria e Cocer interforze. ''Nel contesto del pubblico impiego -spiegano- la nostra condizione è oggettivamente diversa. Prendiamo atto con favore della disponibilità del premier ad un incontro, nessun ricatto da parte nostra, tuteliamo, nonostante le notevoli limitazioni giuridiche a cui siamo sottoposti e nel caso dei militari l'assenza di reali tutele sociali, i diritti del personale rappresentato''.

''Facendo seguito al comunicato di ieri -si legge nella nota- e constatato che nel dibattito che ne è scaturito sono emersi argomenti che confermano la non diffusa conoscenza della specificità delle forze armate, di polizia e dei vigili del fuoco, rispetto al resto del pubblico impiego, riteniamo doveroso precisare che non abbiamo richiesto alcun aumento stipendiale attraverso il rinnovo dei contratti, in considerazione della scelta, non condivisa, di procrastinare tutti i rinnovi contrattuali dei lavoratori pubblici a causa dei problemi di ordine finanziario nonostante la nostra specificità lavorativa, ma la rimozione del tetto salariale''.

''Il tetto salariale -ricordano i sindacati- è quell'infernale meccanismo per cui ciascuno non può guadagnare più di quanto guadagnava nel 2010. Cioè, in sintesi, se una persona è stata promossa, ha assunto nuove funzioni ed è stata trasferita in un'altra città (evento ordinario nella nostra realtà), verrà comunque retribuita come nelle mansione inferiore con tagli della retribuzione dell'ordine del 10-20%. Se è stata promossa due volte in cinque anni, verrà penalizzata due volte, se non è interessata da promozioni va esente da conseguenze''.

''Nel nostro mondo -sottolineano sindacati di polizia e Cocer- le tempistiche e le procedure di promozione sono fissate dalla legge, non esiste alcuna contrattazione integrativa che le possa influenzare''. Inoltre, fanno notare, ''il superamento del tetto salariale è previsto dal Def di giugno: se non verrà rimosso vorrà dire che saranno state adottate scelte politiche diverse, destinando quelle risorse ad altri scopi. E' evidente -sottolineano le organizzazioni sindacali- la contraddizione fra l'asserita volontà di premiare il merito e il permanere del tetto salariale, che penalizza i più meritevoli e quelli che lavorano di più''.

''Forti della sensatezza delle nostre rivendicazioni -concludono i sindacati- siamo fiduciosi che l'intelligenza e il buon senso porteranno a soluzioni adeguate. In attesa di segnali concreti rimaniamo fermi sulle posizioni espresse con il comunicato di ieri, le giuste rivendicazioni non sono ricatti''.

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