cerca CERCA
Sabato 20 Aprile 2024
Aggiornato: 00:03
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Consulta, Catricalà ritira la sua candidatura: "Non votatemi"

12 settembre 2014 | 18.04
LETTURA: 6 minuti

L'ex presidente dell'Antitrust dopo la nuova fumata nera di giovedì: "Spero che il Parlamento possa più facilmente superare le contrapposizioni che hanno finora ostacolato l'elezione dei due giudici costituzionali". Sulla scelta pesano i malumori interni a Fi. Ora giochi riaperti, resta in campo Bruno ma potrebbe spuntare un outsider

Antonio Catricalà (Infophoto) - INFOPHOTO
Antonio Catricalà (Infophoto) - INFOPHOTO

"Ringrazio i parlamentari che mi hanno votato ma chiedo loro di non sostenere ulteriormente la mia candidatura". Così Antonio Catricalà annuncia il ritiro della sua candidatura a giudice della Corte Costituzionale.

"Non vorrei mettere a rischio la mia immagine professionale - spiega - e spero che il Parlamento possa più facilmente superare le contrapposizioni che hanno finora ostacolato l'elezione dei due giudici costituzionali".

Resta dunque apertissima la partita all'interno di Forza Italia sulle nomine 'mancanti' di Csm e Consulta. Il ritiro di Catricalà, indicato come candidato ufficiale dal partito azzurro fino alle ultime votazioni di giovedì, ha fatto ritornare tutto alla casella di partenza. Per ora in campo è rimasto solo Donato Bruno, ma raccontano che potrebbe spuntare un outsider, ancora da individuare.

Un nome che potrebbe sparigliare le carte e, secondo alcuni azzurri, far cadere anche quello di Luciano Violante. Allo stato, l'ex presidente della Camera resta il candidato del Pd. Oltre a Bruno, è circolato in quota forzista il nome del consigliere uscente del Csm, Niccolò Zanon, ma dalle parti di piazza San Lorenzo in Lucina assicurano che per ora non c'è nessuna indicazione da parte di Arcore e il fine settimana servirà a riflettere.

Anche perché gli animi sono ancora caldissimi all'interno del partito, dopo le scintille tra Maria Rosaria Rossi e Raffaele Fitto sulla gestione e la futura leadership del movimento forzista. Il passo indietro di Catricalà, all'indomani dell'ennesima fumata nera in Aula, non è indolore e potrebbe aprire nuovi scenari. I frondisti azzurri pro Bruno, specialmente quelli al Senato, tirano un sospiro di sollievo ma nulla è scontato. Spetterà al Cav e allo stato maggiore di Fi trovare una soluzione in tempi rapidi, visto che il pressing del Colle e quello dei presidenti di Camera e Senato si fa sempre più forte.

Sul ritiro di Catricalà pesano certamente i malumori interni a Fi. Con un nutrito gruppo di parlamentari, soprattutto al Senato (sarebbero oltre una quarantina), schierati a favore di Bruno, considerato un moderato, ben voluto da tutte le forze politiche, ma soprattutto un candidato politico, espressione del partito e non ''calato dall'alto''.

''Catricalà è un gran commis di Stato, non un politico. Molti di noi sono stanchi del 'giannilettismo', Bruno è uno dei nostri'', dice a mezza bocca un autorevole senatore forzista che ha votato per l'ex presidente della commissione Affari costituzionali della Camera. A tifare per Bruno, raccontano, non sono solo azzurri, ma anche esponenti del Pd, di Ncd e addirittura del Movimento cinque stelle. I 120 voti ottenuti giovedì in Aula parlano chiaro, fanno notare fonti forziste 'pro Donato': ''Su 120, hanno votato Bruno almeno 40 parlamentari di Fi e non si potrà fare a meno di questo dato, che conta molto negli equilibri di un voto segreto''.

Se il Pd avesse indicato un 'tecnico' come noi non ci sarebbero stati tanti problemi, assicurano in tanti, e ora, con la rinuncia di Catricalà la partita è apertissima. Tutti attendono segnali da Arcore, dove Berlusconi, ancora alle prese con una fastidiosa uveite all'occhio sinistro, non avrebbe affatto preso bene l'ennesima fumata nera del Parlamento.

Il Cav, riferiscono, avrebbe chiesto ai suoi fedelissimi, a cominciare da Denis Verdini, di sciogliere tutti i nodi sul tavolo entro il fine settimana. Da qui l'ipotesi, accennata nei conciliaboli di queste ore, di proporre per la Consulta due nomi diversi da quelli rimasti in campo, visto che, secondo fonti azzurre, anche i Dem non sono tutti entusiasti di Violante (giovedì vari parlamentari del Pd non avrebbero scritto sulla scheda il nome dell'ex presidente della Camera, anche se con 468 sì resta tra i più votati).

L'input arrivato nelle ultime ore da Arcore è spegnere le polemiche. Giovedì sera ''abbiamo fatto una figuraccia che potevamo evitare'', dice un fedelissimo del Cav parlando della fumata nera in Aula sulle nomine. Nel mirino, raccontano alcuni azzurri, ci sarebbe proprio Verdini, considerato l'uomo dei numeri, che non ha saputo garantire la tenuta del partito in Parlamento in un'occasione così delicata e importante.

Alcuni azzurri dicono a mezza bocca che in questo momento il ''vero sconfitto'' è proprio lui, il principale sponsor del Patto del Nazareno. Non è che Berlusconi, riferiscono, ci tenga così tanto alla partita in corso sui giudici costituzionali, visto che secondo la composizione della Corte Fi è e resta minoranza rispetto ai membri di sinistra. Ma non si sarebbe aspettato un passo falso così, con tutti i giornali che danno la colpa del rinvio a beghe di cortile consumate dentro il partito azzurro.

Berlusconi, assicurano, era tiepido sui nomi di Catricalà e Luciano Violante, ma assicurano, avrebbe detto sì all'ex presidente dell'Antitrust indicato da Gianni Letta, perché il suo ex braccio destro a palazzo Chigi si è sempre occupato delle nomine azzurre non strettamente parlamentari. Le perplessità su Violante, invece, gliele avevano fatte superare in tanti, garantendo che l'ex presidente della Camera non avrebbe mai affondato il colpo finale sul fronte giustizia.

Poi, nelle ultime votazioni in Aula, lo scenario è cambiato, perché una consistente fronda azzurra ha frenato sul 'tecnico' Catricalà, sponsorizzando un candidato marcatamente politico come Bruno. Di fronte al partito in subbuglio, il Cav ha preferito rasserenare gli animi, congelando tutto fino a lunedì.

Nessun problema, invece, raccontano, per il piddino Giovanni Legnini alla vicepresidenza del Csm. Una nomina, che sarebbe stata gradita al leader forzista, perché scongiurerebbe una 'svolta manettara' dell'organo di autogoverno della magistratura.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza