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Consulta, Grasso in pressing: ''Soluzione o il problema si aggrava''

14 settembre 2014 | 18.37
LETTURA: 3 minuti

Nuovo appello del presidente del Senato: ''Parlamento non si può fermare in attesa delle intese dei partiti''. Partita ancora aperta in vista del voto di lunedì: dopo il passo indietro di Catricalà, Bruno in campo ma si attende un segnale di Berlusconi

Il presidente del Senato Pietro Grasso (Infophoto) - INFOPHOTO
Il presidente del Senato Pietro Grasso (Infophoto) - INFOPHOTO

''Spero che domani si trovi una soluzione altrimenti il problema diventa ancora più grave''. Nuovo appello del presidente del Senato Pietro Grasso ai partiti per trovare subito una soluzione alle nomine di Csm e Consulta, dopo lo stallo dei giorni scorsi, il passo indietro di Antonio Catricalà e in vista della seduta comune del Parlamento di lunedì. ''Abbiamo bisogno di riprendere gli altri lavori parlamentari perché le aule non si possono fermare in attesa delle intese'', ha detto la seconda carica dello Stato, da Isola Maggiore sul Trasimano, dove ha presentato il suo libro 'Lezioni di mafia'.

In attesa dell'inizio delle votazioni, su Csm e Consulta si tratta ad oltranza ma, visto che i partiti non avrebbero ancora trovato un accordo sui nomi che mancano all'appello (i due giudici costituzionali e i 5 membri del Csm), si teme una nuova fumata nera in Aula.

A rendere ancor più difficile la situazione è il veto M5S sul candidato di Fi, Luigi Vitali, all'organo di autogoverno della magistratura (''Renzi fa l'indiano, ha fatto credere agli italiani che avrebbe portato avanti il governo del rinnovamento e sta per battere Berlusconi in indecenza''). Secondo le ultime indiscrezioni, le quotazioni dell'ex sottosegretario alla Giustizia sarebbero scese.

Quanto alla Consulta, dopo il ritiro di Antonio Catricalà, Forza Italia ancora non avrebbe deciso chi candidare ufficialmente al suo posto: allo stato, resta in campo Donato Bruno, ma in tanti tra le fila azzurre scommettono che all'ultimo momento possa spuntarla un 'terzo' outsider per due ragioni. La prima: Silvio Berlusconi non vorrebbe dare l'immagine di aver ceduto alla fronda interna, soprattutto al Senato, che continua a tifare per l'ex presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. La seconda: anche se il Pd ufficialmente conferma Luciano Violante, non tutti sarebbero entusiasti di questo nome (all'ultima votazione vari parlamentari Dem non avrebbero scritto sulla scheda il nome dell'ex presidente della Camera). Si parlava di Franco Coppi,come papabile azzurro alla Consulta, ma avrebbe rifiutato l'offerta. Nemmeno Niccolò Ghedini, raccontano, sarebbe disposto ad accettare una candidatura. In ogni caso, i 120 voti ottenuti in Aula da Bruno continuano a pesare.

Tutti attendono segnali da Arcore, dove l'ultima parola spetterà a Silvio Berlusconi, che fino ad ora non avrebbe dato alcun input sul cavallo su cui puntare.

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