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Parlamento, stretta sugli stipendi dei dipendenti: via libera ai tagli da Camera e Senato

30 settembre 2014 | 14.12
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E' stato stabilito di adottare delle riduzioni al trattamento economico stabilendo dei tetti. (LA RIFORMA IN PILLOLE/VIDEO). Boldrini: "Risparmi per 97 mln, decisione senza precedenti"

 (Infophoto)
(Infophoto)

Limiti massimi agli stipendi, con cinque tetti fino al limite di 240mila euro previsto dalla legge per i dipendenti della Pubblica amministrazione. Questa l'articolazione del nuovo sistema di retribuzione per il personale di Senato e Camera, deciso oggi, rispettivamente, dal Consiglio e dall'Ufficio di presidenza dei due rami del Parlamento. La disciplina entrerà a pieno regime nel 2018, attraverso una gradualità che in questa prima fase consentirà risparmi per circa 97 milioni complessivi.

Punto di partenza la legge che ha fissato in 240mila euro il tetto massimo di retribuzione nella Pubblica amministrazione, adattata, come ha spiegato Marina Sereni, presidente del Comitato per gli Affari del personale di Montecitorio, "alla peculiarità e all'autonomia" dell'istituzione parlamentare. Di qui la decisione di prevedere più tetti, per garantire una differenziazione tra le varie categorie di personale.

A Palazzo Madama i limiti massimi saranno, rispettivamente, di 240mila, 172mila, 166mila, 115mila e 99mila euro per le figure di consigliere; stenografo; segretario; coadiutore; assistente. Una diminuzione dai 372.314, 256.542, 228.179, 171.809 e 142.572 euro previsti attualmente.

A Montecitorio stessi tetti, rispettivamente, per consigliere; documentaristi, ragionieri e tecnici; segretari; collaboratori tecnici; operatori tecnici e assistenti, che attualmente si attestano su 358.000, 237.990, 156.185, 152.663, 136.120 euro. Si tratta di cifre lorde, alle quali andranno aggiunti gli oneri previdenziali e le indennità di funzione dove previste.

Come detto il sistema entrerà a pieno regime nel 2018. Fino ad allora, per chi supera i nuovi tetti, verrà previsto un taglio della retribuzione attraverso una doppia gradualità: quella temporale, nel periodo 2015-2018, e quella di una riduzione per scaglioni e aliquote crescenti, parametrati a seconda della percentuale di superamento dei nuovi tetti: per la parte fino al 25%, per quella tra il 25 e il 40 per cento, per quella sopra il 40%.

In concreto, al Senato per le cinque categorie di personale questo comporterà una sforbiciata complessiva, rispettivamente, di 82.612, 49.380, 32.097,25, 33.357,88, 23.905,50 euro; alla Camera 65.677,98, 37.630,02, 19.920,41, 24.606,48, 18.380,45. Questo significa che nel 2018 potrà esserci ancora qualche dipendente che si colloca sopra i tetti fissati per la categoria di appartenenza, anche se si tratterà di una quota minima, perché nel frattempo parte del personale interessato al taglio potrà aver raggiunto i requisiti per il pensionamento.

L'operazione avrà comunque fruttato un risparmio di 36.767.392 euro a Palazzo Madama e di 60.155.642,91 euro a Montecitorio, per complessivi 96.923.034,91 euro. I nuovi tetti saranno raggiunti al ventitreesimo anno di servizio e da quel momento scatterà la possibilità di ottenere un aumento del 10 per cento della retribuzione, sotto forma di incentivo legato ad una valutazione positiva delle prestazioni. Meccanismo che andrà in vigore a partire dal 2016.

Boldrini: risparmi per 97 mln, decisione senza precedenti - "Oggi abbiamo preso una decisione senza precedenti, Camera e Senato insieme. Abbiamo dato il via libera alla riforma delle retribuzioni del personale, che in quattro anni porterà ad un risparmio di 97 milioni di euro" scrive su Facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini.

"Come primo tassello - spiega - è previsto un taglio consistente degli stipendi, con l'introduzione di tetti e sottotetti, per arrivare gradualmente al ruolo unico dei dipendenti del Parlamento. Lo abbiamo fatto per rafforzare l'istituzione, anche mettendo le retribuzioni di Camera e Senato in sintonia con il resto del Paese alla luce della grave crisi economica e sociale che stiamo attraversando".

"La riforma segue criteri di proporzionalità, riconoscendo il livello di alta professionalità di chi vi lavora e valorizzando il merito. Una scelta importante fatta anche grazie all'amministrazione che ha dimostrato coraggio e senso di responsabilità. Questa operazione porterà, in quattro anni, ad un risparmio di 60,15 milioni di euro alla Camera e altri 36,76 al Senato: complessivamente quasi 97 milioni di euro di spesa in meno. La buona politica si fa anche così", conclude Boldrini.

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