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Responsabilità civile dei magistrati, le critiche del Csm al ddl: "Mette a rischio l'indipendenza"

29 ottobre 2014 | 21.42
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Parere negativo, approvato a maggioranza, del Consiglio superiore della magistratura: "Il disegno di legge potrebbe determinare un inesauribile contenzioso ed essere fonte di ulteriori rallentamenti della macchina giudiziaria"

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Le nuove norme sulla responsabilità civile dei magistrati, introdotte dal disegno di legge del governo, mettono "a repentaglio l'autonomia e l'indipendenza della funzione giurisdizionale", potrebbero "determinare un inesauribile contenzioso" e dunque, anche al di là delle intenzioni, "essere fonte di ulteriori rallentamenti della macchina giudiziaria e di possibili ingiustizie". Con un parere approvato a maggioranza, con 19 voti a favore e tre voti contrari dei consiglieri laici di centrodestra Elisabetta Alberti Casellati e Pierantonio Zanettin, di Fi, e Antonio Leone di Ncd, il Csm critica alcuni snodi fondamentali del ddl, primo tra tutti l'eliminazione del filtro di ammissibilità dei ricorsi. Non ha partecipato alla votazione il vicepresidente Giovanni Legnini.

Il testo è stato votato dopo un lungo dibattito al termine del quale Legnini ha proposto ai relatori della delibera di integrare il testo con una sintesi dei numerosi interventi e dei molti emendamenti presentati. Dunque al parere approvato è stato inserito un emendamento alla parte introduttiva del testo che prende atto "con soddisfazione" dell'intervento legislativo se questo sia considerato "come mosso dall'esigenza di dare corretta attuazione all'orientamento della Corte di giustizia europea" che prevede la responsabilità diretta dello Stato e "purché la correzione della legge Vassalli non porti pregiudizio ai principi richiamati".

Il parere, si legge ancora nell'emendamento inserito "si sforzerà di fare chiarezza su ciò che davvero la Corte europea ci chiede" evidenziando "sul punto specifico della valutazione di ammissibilità della domanda risarcitoria soluzioni alternative alla proposta di mera soppressione della medesima". Le principali sottolineature critiche del parere riguardano proprio questo punto, la soppressione del filtro di ammissibilità ritenuto "un meccanismo di deterrenza a monte contro azioni temerarie, artificiose, fittizie, di mera turbativa" che impedisce "la pendenza inutile di moltissimi giudizi di merito" e fa sì che "i processi ammissibili possano giovarsi di una più rapida trattazione nel merito". Con la sua abolizione il ddl sarebbe dunque "in controtendenza rispetto a un ordinamento che si va evolvendo nel segno della limitazione dell'accesso alla giurisdizione".

Un altro punto oggetto di critica da parte del Csm sono gli interventi relativi alla cosiddetta 'clausola di salvaguardia' la regola che prevede che l'interpretazione delle norme di diritto e la valutazione dei fatti e delle prove non possono dar luogo a responsabilità civile: regola che, si legge nel testo, "non tollera letture riduttive" perché "sindacare l'attività valutativa e interpretativa posta in essere dal magistrato significa incidere profondamente sull'autonomia e indipendenza del potere giudiziario".

Contestata anche l'estensione della responsabilità civile al "travisamento del fatto e delle prove", una scelta che configura il rischio di un "sindacato di merito dell'attività giurisdizionale con un conseguente vulnus all'indipendenza del magistrato". Ancora, non convincono il Csm l'innalzamento da uno a tre anni del termine entro il quale lo Stato che sia chiamato a risarcire il cittadino può rivalersi sul magistrato, giudicata "un'eccessiva penalizzazione", né la soglia di rivalsa, che passa da un terzo alla metà dello stipendio annuale del magistrato, introducendo "un'ingiustificata disparità di trattamento per i magistrati rispetto a quanto previsto per tutti gli altri dipendenti pubblici".

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