La lettera inviata nel luglio 2012 dall'allora consigliere giuridico Loris D'Ambrosio al Capo dello Stato Giorgio Napolitano fu per il Capo dello Stato un "fulmine a ciel sereno". Lo ha detto Napolitano rispondendo lo scorso 28 ottobre ai pm del processo trattativa nell'udienza che si è tenuta al Quirinale.
"Prima di inviarle quella lettera, il Consigliere D'Ambrosio gliela aveva preannunciata? E comunque le aveva esternato la sua volontà di dimettersi dall'incarico?", chiede il Procuratore aggiunto Vittorio Teresi e Napolitano risponde: "Assolutamente no, mi aveva solo trasmesso un senso di grande ansietà e anche un po' di insofferenza per quello che era accaduto con la pubblicazione delle intercettazioni di telefonate tra lui stesso e il Senatore Mancino, insofferenza che poi espresse più largamente nella lettera. Non mi preannunciò né la lettera, né le dimissioni. Era diciamo preso da questa vicenda, era anche un po' assillato da queste telefonate punto e basta. Poi la lettera per me fu un fulmine a ciel sereno, ne rimasi molto colpito, ci riflettei e il giorno dopo, il giorno dopo subito lo pregai di venire nel mio ufficio, avendo già redatto una risposta che gli consegnai".
"Ho voluto pubblicare questi testi perché, diciamo, è mia linea di condotta il rispettare rigorosamente tutte le regole che sono poste a presidio dell'esercizio da parte del Presidente della Repubblica delle sue prerogative, quindi rispettare tutti i vincoli di riservatezza che da ultimo sono stati anche molto efficacemente ricapitolati e puntualizzati nella sentenza 1/2013 della Corte Costituzionale. Ma nello stesso tempo dare il massimo di motivazione pubblica di ogni mia scelta, in tutte le circostanze si sia trattato di crisi di Governo, si sia trattato di nomine, ho creduto che non fosse assolutamente contrastante con l'abito di riservatezza del Presidente della Repubblica, dare trasparenza e dare trasparenza sulla base di motivazioni leggibili alle mie decisioni e in questo caso ho ritenuto di dovere e potere dare pubblicità, purtroppo senza interpellare in proposito il dottor D'Ambrosio, alla sua lettera e alla mia risposta".