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Mafia capitale: Poletti, io tradito da quella cena

05 dicembre 2014 | 09.56
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"Caro direttore, nell'articolo pubblicato ieri su questo quotidiano, Roberto Saviano mi invita a spiegare la mia presenza ad una cena organizzata nel 2010 dalla cooperativa 29 giugno. Rispondo subito, in un momento in cui provo rabbia, amarezza, delusione, perchè sento il dovere di rassicurare i cittadini italiani. Il solo fatto di vedere il mio nome associato a queste indecenze mi fa star male. Tante persone che mi conoscono possono confermare la correttezza del mio comportamento". Cosi' il ministro del Lavoro Giuliano Poletti in una lettera a La Repubblica.

"Come presidente di Legacoop -spiega Poletti- ho partecipato sempre alle iniziative ed alle assemblee delle cooperative aderenti (più di 14mila) alle quali venivo invitato. Un giorno farò il conto di quante sono state; sicuramente molte centinaia. Era dunque assolutamente normale che partecipassi alla cena organizzata dalla cooperativa sociale 29 giugno, che aveva per obiettivo il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle persone più deboli".

"Un’esperienza che nel mondo cooperativo era considerata un esempio positivo di intervento per combattere le situazioni di fragilità e di disagio sociale presenti nel nostro Paese e, in particolare, in una metropoli come Roma. Questa è la risposta che mi sento di dare agli interrogativi sollevati da Saviano. Ed è per questo che leggendo le notizie relative all’inchiesta sono sconcertato ed amareggiato. Provo grande rabbia e mi sento tradito. Tradito perché sento che sono stati feriti i principi ed i valori in cui credo e per i quali, insieme a tante altre persone, mi sono impegnato per una vita", conclude Poletti.

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