L'imbarazzo su Prodi, tra i 'papabili' mentre promuoviamo referendum anti-euro? Dissidenti ragionano sullo strappo, una quindicina pronti a lasciare tra Camera e Senato. Lombardi scherza coi suoi, 'se eleggono Veltroni mi do fuoco in Aula'
Quirinarie del M5S 'congelate' per non bruciare nomi nella corsa al Colle. Le consultazioni in Rete si faranno, ma sono ancora da decidere modalità e termini. Con ogni probabilità, si terranno a ridosso del voto per il Quirinale, fissato al 29 gennaio. "Non facciamo nomi non perché siamo fermi sulle gambe - puntualizza Danilo Toninelli, l''uomo riforme' del Movimento - ma perché è il sistema malato che non ce lo consente. Se li facciamo, ce li bruciano". Sulla rotta Milano-Genova si ragiona con il 'direttorio' su modalità e tecnicismi delle 'quirinarie'. Tra le opzioni, una lista di nomi da sottoporre al vaglio della Rete e non consultazioni 'aperte' come la volta scorsa. Ma si guarda anche a quello che farà Renzi, "purché tutto avvenga alla luce del sole", puntualizzano i grillini. "Se Renzi ha il coraggio che dice di avere - dice all'Adnkronos Danilo Toninelli - levi la maschera e faccia il suo nome sul Colle pubblicamente, avrà un Movimento di persone oneste e responsabili pronte a valutarlo e, se è valido, a votarlo".
I 5 Stelle, viene ribadito, decideranno con la Rete. L'auspicio è che Renzi cali sul tavolo i nomi con qualche giorno di anticipo rispetto alla data di convocazione del Parlamento. Mentre qualcuno, in casa M5S, guarda a Romano Prodi in chiave strategica: sul nome dell'ex premier si potrebbe trovare la quadra con la minoranza dem per mettere il premier con le spalle al muro. Ma si tratta di una netta minoranza. Per i più il nome di Prodi metterebbe solo a disagio i 5 Stelle: "consultiamo la Rete su Prodi, il padre dell'euro, mentre in piazza raccogliamo le firme per dire addio alla moneta unica?", ragiona a Montecitorio un fedelissimo.
Certo, se si convergesse davvero sul nome di Prodi, i 5 Stelle con ogni probabilità sottoporrebbero la candidatura alla Rete perché, di fatto, fu la Rete stessa a indicare l'ex premier tra i 'papabili' nelle scorse Quirinarie. E per Toninelli, "dopo la quarta votazione per il Pd c'è solo Prodi, se Renzi vuole tenere in piedi questa legislatura allora venisse a chiederci il voto. Aspettiamo la loro mossa, hanno la maggioranza devono farla loro". Anche perché, a detta dei grillini, sulla partita del Colle il premier non è poi così sicuro come sembra. "A mio avviso sta bluffando - dice Carla Ruocco, membro del 'direttorio' voluto da Grillo e Casaleggio - millanta sicurezza ma non ne ha". Quanto ai nomi a cui, in questi giorni, vengono attribuite le simpatie dei grillini, Toninelli è netto: Sabino Cassese "è una copia di Amato, un tecnocrate prostrato a Renzi e garante delle banche e della finanza europea"; mentre Sergio Mattarella, "è un democristiano di lungo corso, in piena continuità col passato. Entrambi pericolosissimi, il contrario di ciò che servirebbe al Paese". Ferma e decisa, poi, la stroncatura di Walter Veltroni, nel mirino dei 5 Stelle da sempre. Oggi qualcuno in transatlantico raccontava la reazione di Roberta Lombardi davanti al nome dell'ex sindaco tra i possibili candidati al Colle. "Se lo fanno Presidente mi do fuoco in Aula", avrebbe scherzato l'ex capogruppo con i colleghi. Intanto i dissidenti ragionano sul da farsi. La partita del Quirinale rischia di anticipare i tempi dello strappo: una quindicina, tra Camera e Senato, potrebbero lasciare nei prossimi giorni.