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Lega: Salvini rilancia la linea filorussa, la Crimea va riconosciuta

20 marzo 2015 | 17.25
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Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini rilancia la linea filorussa da Milano, dove partecipa ad un'iniziativa della Associazione Lombardia Russia che ospita il ministro dello Sviluppo Economico della Repubblica di Crimea, annessa alla Federazione Russa nel 2014. Putin, dice, "è uno dei pochi leader con le idee chiare" e un alleato naturale contro il terrorismo islamico. In platea l'eurodeputato Mario Borghezio e il 'barone nero' Roberto Jonghi Lavarini.

Matteo Salvini rilancia a Milano la linea filorussa.
Matteo Salvini rilancia a Milano la linea filorussa.

Matteo Salvini rilancia la linea filorussa. Il presidente Vladimir Putin è "uno dei pochi leader non in Europa, ma al mondo, che ha le idee chiare su una società positiva, ordinata, pulita e laboriosa per i prossimi cinquant'anni". Soprattutto, è "un alleato" contro il terrorismo di matrice islamica. Le sanzioni contro la Russia vanno rimosse, perché sono "una cretinata" e sono "inutili". E la Repubblica di Crimea, che Mosca considera parte della Federazione Russa e Kiev ancora parte del territorio ucraino, una entità riconosciuta solo da una manciata di Paesi come la Bielorussia e il Nicaragua, dovrebbe essere invece "riconosciuta", e in fretta, dalle organizzazioni internazionali.

Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini sceglie l'Hotel dei Cavalieri di piazza Missori, un quattro stelle a due passi dal Duomo di Milano spesso scelto per ospitare convention di destra, per ribadire la vicinanza del Carroccio al leader del Cremlino. Una linea che caratterizza il nuovo corso della Lega, ma che ha radici di vecchia data: Umberto Bossi nel 1999 andò a Belgrado in visita al 'vozhd' serbo Slobodan Milosevic, un altro comunista convertitosi al nazionalismo, come l'ex ufficiale del Kgb che ora guida la Federazione Russa.

A organizzare il convegno "Russia e Crimea, due grandi opportunità per le nostre imprese" è l'Associazione Lombardia Russia, presieduta da Gianluca Savoini, già notista politico del quotidiano leghista La Padania. Ci sono Paolo Grimoldi, deputato e fondatore del gruppo interparlamentare Amici di Putin, e il coordinatore Progetto Imprese Claudio D'Amico, deputato del Carroccio. In platea c'è l'eurodeputato Mario Borghezio, che chiacchiera con Roberto Jonghi Lavarini, il 'barone nero', esponente della destra milanese.

C'è chi assicura di riconoscere anche ragazzi dell'associazione Lealtà e Azione, accusata di legami con gli Hammerskin, gruppo suprematista bianco nato negli Usa, considerato l'élite mondiale degli skinhead. Salvini, che ha ancora l'influenza ma non si sottrae agli impegni politici, non si scompone: in sala, dice, "ci sono anche dei pensionati e noi facciamo alleanze anche con i pensionati".

Ma sul palco ci sono anche Nikolay Koryazhkin, ministro dello Sviluppo Economico della Repubblica di Crimea, ed Elena Abramova, viceministro della Federazione Russa per lo Sviluppo della Crimea, terra che Putin ha annesso l'anno scorso. La stessa Repubblica di Crimea che si è staccata dall'Ucraina per sfuggire ai "fascisti" di Kiev, secondo la versione del Cremlino.

Quando si parla di Russia, le categorie sfumano fin quasi nell'indistinto e spesso gli opposti si sfiorano, senza scomodare le teorie eurasiatiche e i nazionalbolscevichi di Aleksandr Dugin. Tanto che capita di sentire Borghezio, membro dell'ala destra della Lega, torinese, lodare pubblicamente la "grandissima, straordinaria, storica impresa di Togliattigrad", la fabbrica di automobili realizzata dalla Fiat negli anni 60 nell'Unione Sovietica, a Tolyatti, sul Volga, avventura imprenditoriale che fu salutata con favore dal Partito Comunista Italiano.

Borghezio che considera la Russia "un Paese amico, che bisogna liberare da questa vergogna delle sanzioni. Occupiamoci di cose serie - dice - e non delle beghe interne, che non interessano ai cittadini italiani".

Per Salvini, alleato di Marine Le Pen, altra amica di Putin in Occidente, il convegno di oggi è "una possibilità di dialogo, di pace, di commercio, con la Crimea e con la Russia, che sono realtà democratiche, libere e sovrane, da coinvolgere nella lotta contro il terrorismo islamico e non da tenere ai margini della società". E le sanzioni "sono masochismo, autolesionismo, sono inutili e stanno facendo saltare migliaia di posti di lavoro. Stanno facendo irritare sia gli italiani che i russi".

Con la Crimea e con la Russia, per il leader della Lega, l'Italia dovrebbe instaurare "rapporti economici e industriali concreti e duraturi. Noi riconosciamo il diritto di autodeterminarsi di qualunque popolo, ovunque sulla Terra. Non si capisce perché le organizzazioni internazionali riconoscano in fretta realtà statuali storicamente inesistenti (la Crimea, quando ha dichiarato l'indipendenza, ha citato espressamente il precedente del Kosovo, ndr) e non abbiano ancora fatto altrettanto con la Crimea. Ma saranno la storia e il buonsenso a procedere".

Salvini sul punto è allineato politicamente con la leader della destra francese, che considera Putin "un alleato naturale" dell'Europa. "Soprattutto - scandisce - ritieniamo che in un momento così delicato le democrazie debbano dialogare e cooperare contro il terrorismo internazionale. Sia con la Repubblica di Crimea che con la Federazione Russa, se c'è gente di buon senso a Roma e a Bruxelles, bisogna dialogare e sedersi attorno a un tavolo, in nome dello sviluppo".

E per la Crimea, continua Salvini, "noi siamo a totale disposizione. Sono stato personalmente in Crimea, che purtroppo molti media italiani dipingono come una terra in stato di guerra, con i carri armati in mezzo alla strada. Invece è una terra che sta crescendo, dove i giovani vanno all'università e dove si vuole ripartire dopo tanti anni di blocco e di nessun investimento da parte dello stato ucraino".

Salvini spera che l'Italia possa essere di aiuto alla Crimea "in campo agricolo, turistico, della valorizzazione dei beni architettonici, storici e magari con un gemellaggio tra Lombardia e Crimea, che hanno tratti storici per certi versi assimilabili. Spero che il 2015 sia l'anno del dialogo, non delle sanzioni economiche, non delle truppe della Nato schierate ai confini con la Russia, non delle minacce missilistiche, non degli attentati terroristici".

Certo, sottolinea il leader del Carroccio, "dicendo questo noi in Italia siamo politicamente scorretti: il fatto che io sia andato in Russia più volte mi ha comportato l'accusa di dialogare con il dittatore, con l'invasore, di essere amico degli antidemocratici. Sono orgoglioso di aver avuto l'occasione e spero di averla ancora, di dialogare con uno dei pochi leader non in Europa, ma al mondo, che ha le idee chiare su una società positiva, ordinata, pulita e laboriosa per i prossimi cinquant'anni. Se mi proponessero il cambio tra Renzi e Putin domani mattina, accetterei al volo".

Per il presidente dell'Associazione Lombardia Russia Gianluca Savoini, "il tentativo è quello di evitare che le sanzioni distruggano ulteriormente un settore in crisi come quello dell'imprenditoria italiana. S ono sanzioni assurde, volute da un'Unione Europea che fa gli interessi di lobby di potere che non guardano agli interessi dei cittadini. L'Ue continua a imporre sanzioni contro la Russia, per avvantaggiare altri interessi".

In Crimea, ricorda Savoini, "c'è tassazione zero per chi investe. Turismo, costruzioni alberghiere, opere, ma anche manufatti". E l'Expo "è una grandissima occasione: per la Russia l'Italia era il secondo partner commerciale. La visita di Putin a Expo in giugno è molto importante, speriamo che qualcuno si renda conto che il presidente russo non è un nemico, ma una possibilità per rilanciare l'economia europea e nella lotta contro il terrorismo internazionale".

C'è anche l'avvocato Stefano Sutti, che Savoini difende da una "polemica - dice - costruita sul nulla" e che spiega, a scanso di equivoci, che in Crimea "un italiano può andare tutte le volte che vuole", malgrado non sia riconosciuta dalla Repubblica Italiana. Certo, aggiunge, le sanzioni e le controsanzioni "per odiose che siano, sono tassative", come ben sa chi, tra gli imprenditori in sala, ha dovuto rinunciare ad aprire dei locali di cucina italiana a San Pietroburgo per l'impossibilità di importare in Russia alcuni prodotti alimentari italiani.

Dalla platea Koryazhkin raccoglie sia domande-interventi dal tono politico inequivocabile, che D'Amico contiene ("siamo qui per parlare di imprese e di opportunità economiche"), sia domande più in linea con il tradizionale pragmatismo della Lega, fatte da imprenditori che si dicono interessati alle opportunità (non prive di rischi) che una terra di frontiera come la Crimea può offrire. "Aspettiamo ristoratori, perché la cucina italiana è molto apprezzata. Siete i benvenuti", spiega il ministro, che aprì una pizzeria 'italiana' in Crimea nel 1982, "e avevo - ricorda - centinaia di persone in fila, che volevano assaggiare la pizza".

Il ministro spiega che ci sono opportunità in molti settori, non solo quello alimentare e della ristorazione: "Noi stiamo solo aspettando imprenditori italiani, nel settore delle costruzioni, nell'immobiliare e nello sviluppo delle risorse naturali", come per esempio l'itticoltura e la pesca nel mar d'Azov, il mare interno cui la penisola di Crimea fa da sponda occidentale. Certo, l'ombra delle sanzioni è difficile da scacciare: "Crediamo che saranno temporanee - assicura la Abramova - e il popolo ucraino per noi è un popolo amico".

In Crimea oggi "naturalmente ci sono problemi di trasporti", continua la Abramova, ma "siamo qui appunto per spiegare e approfondire. Venite a investire: qualsiasi cosa vogliate fare, noi vi accompagneremo e vi aiuteremo". Intanto Matteo Salvini, che rilancia la linea filorussa, è già andato via e risponde in diretta alle telefonate degli ascoltatori di Radio Padania.

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