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D'Alema attacca Renzi, Guerini: "Matteo ha stravinto, se ne faccia una ragione"

21 marzo 2015 | 14.59
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L'ex premier: "La partecipazione viene ridotta intenzionalmente e con 250.000 iscritti non siamo più una grande forza politica. Il 'leopoldismo' ha accentuato la natura trasformista del partito". Guerini: "Renzi ha stravinto, qualcuno se ne faccia una ragione"

Massimo D'Alema (Infophoto) - INFOPHOTO
Massimo D'Alema (Infophoto) - INFOPHOTO

Non è una corrente (D'Attorre), tantomeno il primo passo per una scissione (Speranza) che nessuno vuole. La minoranza Pd si interroga sul proprio ruolo all'interno di un partito a "forte conduzione personale" (D'Alema) e chiama a raccolta all'Acquario Romano gli esponenti della sinistra dem: Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Stefano Fassina, Pippo Civati. Spettatori interessati Sel, presente con il coordinatore Nicola Fratoianni. Come osservatore c'è il renziano Ernesto Carbone.

Presente come ha premesso, solo per "dare qualche consiglio", D'Alema ha tuttavia colto l'occasione per mettere in rilievo ciò che non va nella gestione renziana del partito. "Non sono parte di nessuno dei raggruppamenti in cui si divide la minoranza e il fatto che ce ne sia più di uno è una cosa che non approvo. Io - ha ironizzato l'ex premier - faccio parte della sinistra extraparlamentare".

"Questa parte fondamentale del Pd - ha osservato ancora - può avere un certo peso solo se raggiunge un certo grado di unità o non avrà alcun peso". Poi, altro consiglio, stavolta più ruvido: "Una componente, in un partito a forte conduzione personale che ha un certa dose di arroganza, può avere peso solo se si muove con coerenza e definisce i punti invalicabili con assoluta intransigenza".

D'Alema ha citato il caso dell'elezione al Quirinale di Sergio Mattarella: "Il segretario del partito ha scelto quella strada quando ha capito che su un'altra strada avrebbe perso". Ma l'ex premier è stato molto esplicito quando ha fatto quella che ha definito "una riflessione su cosa sta diventando il Pd, che non è un grande partito se guardiamo agli iscritti: 250mila, i Ds ne avevano 600mila".

Se il modello di partito, come tradizionalmente lo si è conosciuto finora, si sta prosciugando non è casuale. "Stiamo assistendo a un processo di riduzione della partecipazione che non solo non è contrastato ma è perseguito". Altro punto essenziale "il fatto che il Pd sia l'unica forza popolare del paese non è positivo, perché questo fa del nostro partito la maggiore forza di attrazione del trasformismo e ne muta la natura. Il saldo, tra chi se ne va e chi viene, difficilmente può essere considerato per quantità e qualità positivo".

"Ma Renzi ha capito benissimo che si vince dall'interno e dall'esterno, le forze che lo sostengono non sono fatte da chi è iscritto al Pd, il sistema Leopolda si va diffondendo". Per questo, a parere di D'Alema, "dobbiamo trovare un modo creativo di organizzare, non di fare iscritti a correnti, ma di creare una grande associazione per il rinnovamento e la rinascita della sinistra, che non sia, e non voglia essere, un nuovo partito ma si proponga di offrire spazio di partecipazione e riflessione ai cittadini, membri del Pd o no, che sono una ricchezza che questo paese non può disperdere".

Alle critiche che arrivano alla gestione del partito dal convegno della sinistra Dem risponde il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che scrive su Twitter: "Renzi ha stravinto il congresso e portato il Pd al 41% per cambiare l'Italia dove altri non sono riusciti, qualcuno se ne faccia una ragione".

Su Twitter anche Matteo Orfini replica alle affermazioni di D'Alema: "Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità".

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