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Parlamento: oggi vertice Grasso-Boldrini con i questori su vitalizi

26 marzo 2015 | 13.13
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Sul tavolo anche i pareri di Onida e Gallo, in tutto sono nove con quello decisamente favorevole del presidente del Senato. Ma nei gruppi ci sono resistenze. Al Senato derby tra giuristi su revoca dei vitalizi ai condannati, i dubbi di Cassese ma a favore sono Ainis e Pace

Pietro Grasso e Laura Boldrini - (Foto Infophoto)
Pietro Grasso e Laura Boldrini - (Foto Infophoto)

Sulla revoca dei vitalizi agli ex parlamentari condannati per reati gravi oggi i vertici delle Camere potrebbero decidere. E' previsto nel pomeriggio a palazzo Madama l'incontro tra il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini, allargato ai questori di palazzo Madama e Montecitorio, per affrontare la questione.

Sul tavolo ci sono i pareri di costituzionalisti e giuslavoristi di fama che hanno risposto alle richieste dei vertici delle Camere in tema di legittimità di un provvedimento questa natura. Si sono pronunciati con un contributo scritto: Cesare Mirabelli, Sabino Cassese ( i principali sostenitori del fronte del no), Alessandro Pace, Michele Ainis, Giancarlo Ricci (decisi sostenitori della legittimità della revoca), Massimo Luciani (possibilista a certe condizioni).

Alle riserve opposte in particolare da Mirabelli, proprio Pietro Grasso ha ribattuto con una valutazione di proprio pugno il mese scorso. Ai sette pareri in campo vanno aggiunti quelli inviati alla Camera da Valerio Onida e Franco Gallo.

Onida, nulla vieta di intervenire - Gallo, revoca non sia totale e definitiva

Il primo, secondo il testo che l'Adnkronos ha potuto vedere, conclude che "nulla vieta che si intervenga modificando la disciplina precedente o incidendo sull'entità dei trattamenti" non solo per i neo eletti ma anche per gli ex titolari di tali "trattamenti ingiustificatamente privilegiati".

Il secondo parere individua i limiti di discrezionalità del possibile intervento da parte delle Camere, con i seguenti suggerimenti: non disporre la privazione integrale e definitiva del beneficio, conservando "in capo ai parlamentari un trattamento pensionistico che consenta loro di provvedere alle esigenze minime".

Sul piano del 'consulto' giuridico messo in campo, dunque, pare prevalere la linea della legittimità costituzionale dell'intervento (sia pure, per alcuni, a certe condizioni). Ma tra il dire e il fare ci sono anche le resistenze di alcuni gruppi, di qualche questore oltreché di diversi componenti degli Uffici di presidenza dei due Rami parlamentari.

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