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Tunisia: Boldrini, tanti in marcia per no a violenza in nome di Dio

29 marzo 2015 | 17.33
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"Una grande partecipazione popolare, oggi a Tunisi, alla marcia repubblicana organizzata in seguito all'attacco terroristico al Museo del Bardo, dove sono morte 25 persone, tra cui 4 nostri connazionali. Una marcia per dire no alla violenza che ha aggredito la giovane democrazia tunisina. Per dire no alla violenza in nome di Dio, per dimostrare che questo Paese non indietreggerà di un passo di fronte alla minaccia terroristica". Lo scrive sulla sua pagina Facebook la presidente della Camera Laura Boldrini, oggi a Tunisi dove ha preso parte alla marcia contro il terrorismo.

"Che in tanti siano scesi in strada - rimarca Boldrini - è un segnale prezioso, perché la sconfitta del terrorismo a matrice religiosa può venire solo dal rifiuto e dalla ribellione degli stessi musulmani. A questo segnale l'Europa deve saper rispondere. Per questo eravamo qui oggi, per dirgli che siamo al loro fianco. Perché globale è la minaccia e globale dev'essere la risposta".

"C'erano anche tante donne - prosegue la presidente - donne che sono state protagoniste della svolta democratica della Tunisia. Nella Costituzione gli islamisti le volevano 'complementari' agli uomini, e invece loro sono riuscite a salvaguardare il principio della parità di genere, secondo il quale la donna è invece 'uguale' all'uomo".

"Ieri la visita era cominciata con l'incontro con il presidente dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo - racconta Boldrini - al quale ho portato la solidarietà di Montecitorio e con il quale abbiamo deciso di incrementare la collaborazione parlamentare attraverso programmi di scambio tra deputati e tra funzionari. Ho poi incontrato un gruppo di donne attiviste per i diritti umani e per la trasparenza nelle istituzioni, oltre che le ministre della cultura e del turismo".

"Con le ministre ci siamo poi recati al Museo del Bardo - prosegue la presidente - dove dal giorno dell'attentato le bellezze della cultura convivono con gli innumerevoli fori di pallottole sui muri. È importante che quei segni non vengano cancellati, perché sono la denuncia più forte contro la violenza del terrorismo".

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