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Quirinale: Mattarella citò Stefano Tachè a insediamento, oggi vede familiari

01 aprile 2015 | 20.34
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Il Capo dello Stato lo citò nel discorso di insediamento. Il fratello Gadiel ricorda l'inferno di quel giorno dell'ottobre 1982. Immagino, dice il Presidente della Repubblica, che il passare degli anni non cancelli il dolore

Quirinale: Mattarella citò  Stefano Tachè a insediamento, oggi vede familiari

"Mi trovavo in sinagoga per festeggiare insieme ai miei genitori, parenti e amici una festività religiosa. Ad un tratto l'inferno, bombe a mano, raffiche di mitra, urla disperate. Il bilancio fu terribile, la morte del piccolo Stefano e il ferimento di 40 persone". Sono le parole che Gadiel Tachè pronuncia al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, messe nero su bianco in una lettera scritta il giorno dopo l'insediamento del Capo dello Stato.

Gadiel è infatti il fratello di Stefano, ucciso nel'attentato alla sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982 e citato nel discorso di fronte ai Grandi elettori. Uno di quei riferimenti a persone e luoghi non casuali da parte di Mattarella, che vuole così richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica di fronte ai pericoli che la minacciano e indicare la strada da seguire per respingerli.

"Il terrorismo internazionale -disse il Presidente della Repubblica il 3 febbraio- ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti. Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi. Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano".

il fratello Gadiel, la nostra famiglia distrutta per sempre

Parole non fini a se stesse, dunque, alle quali il Capo dello Stato ha voluto dare un seguito ricevendo oggi al Quirinale i familiari di Stefano Gaj Tachè: la madre Daniela Gaj, il Padre Joseph Tachè, il fratello Gadiel e la nonna Tina Di Nepi, accompagnati da una delegazione della Comunità ebraica di Roma guidata dal rabbino capo Riccardo Di Segni e dal presidente Riccardo Pacifici.

"Immagino -ha sottolineato Mattarella- che il passare degli anni non cambi affatto nè il dolore nè il ricordo". "La nostra famiglia-ha ricordato ancora Gadiel- fu per sempre distrutta, non solo fisicamente ma soprattutto nel cuore e nella mente. Ero un bambino di 4 anni, vedevo ancora il mondo a colori, ero incapace di capire che cosa fosse la guerra, il dolore, la morte".

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