"Non è stato imbastito alcun processo nei miei confronti, al gruppo del Senato. Né poteva esservene uno, dopo il mio intervento di sabato a Milano. Ho solo posto delle questioni di sostanza da tutti avvertite". Così Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia, in una intervista alla Repubblica sulle vicende interne al partito.
"Nel '94 -ricorda Romani- c'erano i ventenni entusiasti ma anche i 45enni come me, perché nella politica, come nella vita, contano la qualità ma anche l'esperienza. Oggi se sono all'altezza del ruolo che ricopro - rivendica - è solo perché ho vent'anni di lavoro parlamentare alle spalle. Il rinnovamento di cui tanto si parla non si fa con i casting, ma con la selezione di giovani validi che hanno fatto la loro gavetta nei consigli comunali, provinciali e regionali, ce ne sono migliaia in grado di raccogliere grandi consensi, sono loro che vanno incoraggiati e promossi".
Romani riconosce che "stiamo vivendo un periodo difficile. Se siamo passati dal 38,6 del 2009 al 14%, vuol dire che di errori ne sono stati commessi. Qualcuno, con garbo leninista, vuol farci comprendere che occorre fare autocritica. Bene, mi adeguo, pur pensando di militare in un partito liberale, e la faccio: quando nel 2011 abbiamo rinunciato a tornare alle urne preferendo dar vita alla sciagurata parentesi Monti, ecco, è stato l'errore più grande".
