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Pd: Bersani suona la carica ma Renzi volta pagina, ora stiamo su priorità

16 aprile 2015 | 19.11
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Il premier, soddisfatto per l'esito del gruppo di ieri. Prossima settimana si apre la questione del capogruppo dopo le dimissioni di Speranza. Minoranza punta su riforme, possibile dialogo

Matteo Renzi  - INFOPHOTO
Matteo Renzi - INFOPHOTO

"Ma quale ritirata? Ho visto più un'idea di combattimento che di ritirata...". Il giorno dopo l'assemblea del gruppo Pd della Camera sulla legge elettorale, Pier Luigi Bersani suona la carica per la minoranza 'dem'. La lunga riunione di ieri ha lasciato qualche strascico, ma sembra anche aver messo qualche punto fermo.

Il primo è quello di Matteo Renzi. Il premier (che da oggi è negli Stati Uniti dove viene ricevuto alla Casa Bianca) si è detto soddisfatto dell'esito della riunione e, da quello che si è appreso, nutre "grande rispetto per la discussione che si è sviluppata ieri alla assemblea del gruppo e per le varie dinamiche in atto all'interno della minoranza Pd". Renzi, poi, ha sottolineato: "Adesso, però, concentriamoci sulle priorità, a cominciare dai temi che saranno al centro dell'incontro con Obama". Quindi crescita economica, lavoro e poi Libia, terrorismo e molto altro ancora.

Il premier, insomma, sembra aver già cambiato pagina. Resta la questione del capogruppo alla Camera, dopo le dimissioni di Roberto Speranza, e la sorte dell'Italicum. Due cose che si tengono. Oggi ancora qualche tensione interna c'era. Per esempio, sull'esito del gruppo: la minoranza vantava 120 no (assenti) alla riforma elettorale. "Ma i numeri non sono questi", ha spiegato Lorenzo Guerini. Dalla maggioranza si faceva notare che molti deputati ieri erano assenti al momento del voto notturno indicando, come controprova, il voto sulla richiesta di rinvio del gruppo dopo l'annuncio di Speranza: "Hanno detto sì in 10. Forse 20". Quelli, è il senso, che poi realmente direbbero no in aula. Non a caso, oggi Matteo Orfini ha parlato di "strumentalizzazioni" dell'assemblea.

minoranza, se Renzi apre su riforme Speranza resta con voti su Italicum

Comunque del capogruppo si parlerà la prossima settimana quando ci sarà una riunione 'ad hoc' del gruppo. Oggi sia Orfini ("drammatizzare questa fase è un errore") che Guerini hanno rivolto un appello a Speranza: "Ci ripensi". Una mano tesa al leader di Area riformista? Forse. Ma per i renziani più ortodossi no: "Speranza se l'è giocata male. La sua scelta, incomprensibile, è fatta", ripetevano oggi diversi deputati.

Non a caso già da ieri circolavano i nomi del successore: Ettore Rosato in 'pole' e poi Matteo Richetti o Marina Sereni. Dalle parti della minoranza dem, però, la cosa prendeva un'altra forma: "Se Renzi è aperto al confronto, Speranza torna indietro e con lui i 100 voti che ieri sono mancati al gruppo sulla legge elettorale", spiegavano oggi da Area riformista. Il punto, però, non è più la legge elettorale ma le riforme istituzionali: "l'Italicum, dopo il voto di ieri, ormai è andato", è l'ammissione degli esponenti di Area riformista.

Infatti anche il 'totofiducia' oggi era giù: "Ieri sera al gruppo non se n'è mai parlato", ha spiegato Orfini. "E' prematuro parlarne", gli ha fatto eco Guerini. Anche la famosa 'battaglia' annunciata in commissione nel pomeriggio ha assunto contorni sbiaditi: il termine per gli emendamenti è stato spostato a lunedì e il governo non si aspetta una valanga di modifiche. Anzi. A parte qualche posizione di carattere personale (come Bindi e D'Attorre) dalla minoranza 'dem' non dovrebbero arrivare una valanga, tanto da far ipotizzare un mandato al relatore entro mercoledì. In questo quadro, gli occhi si spostano sul Senato: "Se mi si dice che si può tornare sulla riforma del Senato sono contento", ha detto Bersani. Renzi, ieri, non ha chiuso la porta. "Il premier ha messo in conto la quarta lettura", spiegava oggi un esponente della maggioranza Pd. Sull'Italicum, invece, la porta sembra proprio chiusa.

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