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Italicum, opposizioni sull'Aventino: FI, Sel, M5S e Lega lasciano la commissione. Pd: "Scelta strumentale"

21 aprile 2015 | 13.02
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A scatenare la 'rivolta' la decisione del gruppo Pd di sostituire i dieci esponenti della minoranza Pd . Il premier: "Decisione necessaria". Boschi: poca dimestichezza con le regole della democrazia. Lavori della commissione sospesi per chiedere a minoranze di rientrare. Brunetta: "Inaccettabile deportazione". Bindi scrive a Orfini: "Intervieni contro snaturamento del partito.

Matteo Renzi
Matteo Renzi

Sull'Italicum è battaglia. Movimento Cinque stelle, Forza Italia, Sel e Lega hanno deciso di abbandonare i lavori della commissione Affari costituzionali sulla riforma elettorale dopo la decisione del Pd di sostituire i dieci esponenti 'ribelli' della minoranza, tra cui l'ex segretario Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi. E il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, conia un neologismo: questo è il 'deportellum'.

"Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in Commissione dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze", replica il presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi. "Avanti su tutto -aggiunge- Fermarsi oggi significherebbe consegnare l'intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo".

Concetti ripresi dal ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. Le opposizioni "credo che in realtà abbiano poca dimestichezza con le regole della democrazia. Il confronto in commissione c'è stato per 13 mesi tra i due rami del Parlamento, ma poi si decida votando e quindi la maggioranza respinge gli emendamenti che non condivide dell'opposizione. Mi dispiace che abbiano abbandonato i lavori in commissione, se non dovessero rientrare" dopo la sospensione proposta dal presidente della commissione "proseguiremo con i nostri lavori, perchè sono nove anni che aspettiamo di avere una nuova legge elettorale, quindi non credo che l'assenza di alcuni Gruppi possa interrompere un percorso di riforme che la maggioranza e il governo hanno il diritto di portare avanti".

Brunetta definisce la posizione della maggioranza Dem "inaccettabile, evidentemente vuole eliminare qualsiasi dibattito in qualsiasi senso. Di fronte a questo loro atteggiamento lasceremo al Pd tutta la responsabilità di approvarsi in commissione l'Italicum blindato, a disonore del Partito democratico stesso". La sostituzione dei 'ribelli', insiste l'ex ministro, "sa tanto di deportazione", è un fatto "democraticamente aberrante e costituzionalmente inaccettabile.Questo è il 'deportellum', altro che Italicum, è la legge dei deportati ".

In trincea anche Sel, che affida al capogruppo Arturo Scotto la 'dichiarazione di guerra' alla maggioranza renziana: "Renzi tratta la commissione come una sezione Pd. La sostituzione è un atto grave. Sel non partecipa a farse. Lasciamo i lavori e ci vediamo in aula".

Identica scelta fa il Movimento cinque Stelle: "Non ci stiamo ad assistere alla farsa che il Pd ha imbastito in commissione Affari costituzionali dove il padrone Renzi ha epurato i suoi deputati. La riforma elettorale deve essere migliorata, se non è possibile farlo in commissione lo faremo in Aula", spiega il deputato M5S e componente della prima commissione Andrea Cecconi. "Inutile partecipare a una farsa in cui gli attori sarebbero in larga maggioranza burattini di Renzi pronti ad alzare la mano ad ogni comando del capo'', sottolinea Danilo Toninelli.

Per il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini, si tratta di una decisione "che sorprende" e di cui "non si comprende la ratio". "Una decisione - aggiunge Guerini - che non capisco perché il dibattito in commissione è assicurato e perché nessuno vuole forzare il passaggio che la commissione stessa è chiamata ad affrontare. La decisione di sostituire i commissari è stata presa dall'assemblea del gruppo, secondo i regolamenti parlamentari e le regole che lo stesso gruppo si è dato. Oggi anche nelle file della minoranza c'è chi, come Meloni, definisce saggia quella scelta. Chi si scaglia contro le determinazioni del gruppo Pd, evidentemente vuole strumentalizzare per cercare di trarre qualche beneficio politico".

"Per noi - sottolinea Guerini - è essenziale mantenere l'impegno, solenne, preso con gli italiani all'inizio della legislatura, quando tutte le forze politiche si erano espresse a favore di una riforma elettorale. Il testo che oggi è al vaglio della prima commissione è il frutto di un percorso parlamentare durato 14 mesi. E' stato approvato al Senato con molte modifiche rispetto all'articolato originario ed è stato votato da Forza Italia che oggi fa scelte diverse in nome di una deriva polemica che non è utile neppure alla stessa Forza Italia". Il capogruppo azzurro alla camera Renato Brunetta parla di "deportazione" riferendosi alla sostituzione dei deputati dem. "Termini - risponde Guerini - che sono completamente fuori dalla normale dialettica, espressioni mirabolanti che non corrispondono alla realtà dei fatti".

"L'Aventino non lo capisco - continua Guerini - la commissione viene convocata secondo tempi e procedure sempre applicate, non c'è nessuna forzatura. Mi pare ci sia solo la volontà di fare un po' di cagnara. La verità è che c'è qualcuno che non sa come spiegare come si fa a non votare una legge già votata in Senato e che ora è identica in commissione alla Camera".

Al vice segretario del Pd replica Brunetta su Twitter: "Guerini spudorato: prima deporta le sue opposizioni e poi denuncia la legittima difesa di chi non ci sta. Ridicolo!". "Povero Guerini, lui di mirabolante non ha nulla. È solo l'esecutore di un dittatorello di provincia", sottolinea po il presidente dei deputati azzurri in un successivo tweet.

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