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Scuola, Renzi: "Ecco i 5 punti della riforma, discutiamo ma no a boicottaggi" /Video

13 maggio 2015 | 19.17
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Il premier alla lavagna illustra il ddl che si appresta a iniziare il suo iter alla Camera: "Non ci sono i presidi Rambo, sono assolute falsità". E sottolinea: "Più 0,3 non serve senza la crescita della cultura". Palazzo Chigi: "Nessuna fiducia, avanti con il confronto". Si va verso 'blocco' scrutini dopo fumata nera governo-sindacati. Flash mob degli studenti contro i test Invalsi

Matteo Renzi illustra i cinque punti essenziali della 'Buona scuola'
Matteo Renzi illustra i cinque punti essenziali della 'Buona scuola'

"Discutiamo" ma no a boicottaggi. Matteo Renzi, alla lavagna, in un video pubblicato sul sito del governo (di quasi 18 minuti) illustra i cinque punti essenziali della 'Buona scuola', la riforma contenuta nel Ddl che si appresta a iniziare il suo iter alla Camera.

"Il primo punto è la cosa più urgente, non la più importante, l'alternanza scuola-lavoro. L'obiettivo è di ridurre il 44% di disoccupazione giovanile, è l'urgenza numero uno", spiega il premier aggiungendo: "Il secondo punto è la cultura umanista, nella buona scuola chiediamo di studiare di più alcune materie, di fare un investimento più forte non solo sugli skills professionali, sui curricula, di educare un cittadino".

Il punto tre Renzi lo sintetizza con "più soldi agli insegnanti. Un dato oggettivo: oggi gli insegnanti hanno perso parte dell'autorevolezza sociale che avevano negli altri anni". Il premier racconta una sua esperienza: "La mia maestra Eda entrava nel bar ed era autorevole", mentre "oggi il prestigio sociale è venuto meno, colpa anche di noi nuovi genitori". Quindi, "intervenire per dare più soldi agli insegnanti non per autorevolezza sociale ma perché è un fatto di giustizia: 500 euro annuali a tutti insegnanti".

Renzi poi parla dei 200 mln per la valutazione degli insegnanti: "E' una cosa che ha fatto arrabbiare in tanti, ma non può valere il principio 'nessuno mi può giudicare'. Capisco le opinioni variegate, chi dice che diamo troppi poteri al preside, ma c'è un nucleo di valutazione che deciderà e il principio è dare soldi a chi li merita".

Al quarto punto Renzi mette "l'autonomia, una parola che risale ai tempi di Berlinguer. Che vuol dire? Togliere potere alle circolari ministeriali che in uno stretto burocratese decidono il futuro dei ragazzi. Macché svendere ai privati? Non cambia niente per il Consiglio di istituto. Presidi sceriffi? Il preside ha responsabilità in più ma non farà mai lo sceriffo".

L'ultimo punto, in cui "si va sul delicato" e "la continuità -prosegue Renzi-. Solo quest'anno si assumono più di 100mila persone che avevano diritto, lo Stato non aveva mantenuto la parola. Assumendo più persone la scuola funzionerà con stabilità educativa".

Oggi l'Italia è tornata a crescere dello 0,3, "ma non servirà a nulla crescere nelle statistiche se non cresciamo nella scuola", dice il premier nel videomessaggio sottolineando che l'Italia "non sarà mai una super potenza demografica, diplomatica, geografica ma può essere una super potenza culturale". "Dobbiamo recuperare - sottolinea - tutto ciò che è cultura, educazione, istruzione, formazione e tentare di scrivere insieme una pagina nuova".

"Sono contento - continua - del fatto che la scuola sia al centro della discussione, ma non apprezzo alcuni toni, le polemiche, i boicottaggi sui test Invalsi. Probabilmente abbiamo sbagliato anche noi nei messaggi di comunicazione, ma l'idea che la scuola sia al centro della discussione è la cosa più importante". E' un "fatto oggettivo - osserva - che quando si chiede ai ragazzi di boicottare i test Invalsi o si minaccia il blocco degli scrutini non si fa un servizio alla scuola o ai ragazzi".

Nel Ddl sulla scuola "non si parla di ferie per studenti o di vacanze, non ci sono i presidi Rambo - precisa - che esistono solo al cinema, non è vero che il preside assume l'amico dell'amico, non ci sono i licenziamenti dopo 36 mesi. Sono assolute falsità". Poi annuncia: "Firmerò oggi pomeriggio la circolare che porta oltre 4mld di euro di nuovi investimenti sull'edilizia scolastica in Italia".

"Possiamo discutere serenamente della riforma, che non può essere un prendere o lasciare, la scuola appartiene a tutti", dice il premier, che sottolinea: "Non mi accontento del Pil che fa più 0,3 ma che l'Italia torni a dare alla scuola il ruolo che merita". "Discutiamo e parliamone, ma su cose concrete non su slogan ideologici", conclude.

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