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Campania: De Masi, con Caldoro si è andati indietro, De Luca è presentabile

20 maggio 2015 | 14.02
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Dal rischio astensionismo, "che non credo sarà superiore ad altrove", alla questione degli impresentabili, "se la sinistra in Italia è minoritaria, per arrivare al 51% ha bisogno di allearsi con qualcuno che non è di sinistra", il sociologo interviene all'AdnKronos sul voto del 31 maggio

Domenico De Masi
Domenico De Masi

La condanna in primo grado di Vincenzo De Luca "è basata su un fatto linguistico", legata a "una cosa per cui chiunque avrebbe potuto essere condannato", perché "in Campania chi prova a fare qualcosa per snellire le procedure ed essere efficiente rischia di incappare nella giustizia". Ciò non toglie che De Luca sia un "candidato presentabile, una persona onesta", di cui "abbiamo un test che è come è stata gestita Salerno, un'isola felice in Campania e in quasi tutto il sud". A parlare all'AdnKronos in vista delle elezioni regionali in Campania è il sociologo Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università 'La Sapienza' di Roma.

Secondo De Masi, che nel suo ultimo libro 'Tag', uscito per Rizzoli, dedica un capitolo a Napoli, "di sicuro i due leader, De Luca e Caldoro, sono entrambi presentabilissimi e al di sopra di ogni sospetto, anche se De Luca è un condannato in primo grado ma per una cosa per la quale anche io e lei saremmo sicuramente condannati". Insomma, secondo De Masi "è quasi un merito e non un demerito: De Luca è una persona onesta, non si è arricchito in Campania".

"D'altra parte il suo concorrente in carica ha potuto dimostrare cosa sapeva fare in questi anni e i dati non sono troppo favorevoli alle cose fatte da questa giunta - aggiunge - Noi abbiamo un termometro attendibile nella graduatoria annuale del Sole 24 ore tra le 107 province italiane, che viene pubblicata a dicembre, sulla base di diversi parametri, dalla disoccupazione alla sanita', e purtroppo in questi anni la provincia di Napoli è regredita di una ventina di punti. Questo è un termometro negativo - sottolinea De Masi - perché ci dice non solo che la Campania non è andata avanti ma che è andata indietro".

"La cosa è tanto più allarmante in quanto la Campania è una regione grande e al centro del Mediterraneo - prosegue De Masi - con un clima ideale, una campagna fertilissima, monumenti straordinari e bellezze naturali: non si capisce perché il pil pro capite sia esattamente la metà di quello della Lombardia. Le risorse ci sono, è la capacità organizzativa che è mancata".

Quanto al rischio astensionismo, "che ormai è dilagante in tutta Italia", secondo il sociologo "in Campania non sarà superiore ad altrove, perché i napoletani alla fine finiscono per sentirsi implicati". Poi cita l'appello dello scrittore Roberto Saviano ai cittadini campani a non andare a votare, "che mi ha meravigliato molto. E' stato un invito stranissimo perché Saviano non è uno intransigente: il fatto stesso che va da Maria De Filippi significa che capisce che ci sono delle contingenze. Secondo me in una situazione di guerra come la Campania astenersi è sbagliato, perché anche nelle peggiori liste ci sono candidati onesti che la gente può votare".

Infine, in merito alle polemiche che hanno caratterizzato la campagna elettorale, a partire dalla questione degli 'impresentabili, De Masi conclude: "In Campania la campagna elettorale è stata portata avanti come tutte le campagne elettorali, non c'è stata una particolare connotazione per cui si può dire diversa da come è andata in Veneto o in Liguria, dove c'è stata pari virulenza, che c'è quando ci sono due partiti frontalmente contrapposti, il bipartitismo porta a questo. Un' altra cosa che acuisce la situazione è che queste elezioni regionali sono un test nazionale: si tratta di capire se le politiche di Renzi funzionano oppure no e a quale prezzo: se funzionerà, il prezzo sarà abbastanza alto, perché se la sinistra in Italia è minoritaria, per arrivare al 51% ha bisogno di allearsi con qualcuno che non è di sinistra".

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