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Diario elettorale: la parola candidato 'invenzione' dell'antica Roma

22 maggio 2015 | 15.49
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Termine nasce dal colore, candido, della toga di chi aspirava ad una carica politica

Diario elettorale: la parola candidato 'invenzione' dell'antica Roma

Me ipsam, ergo sum. Mi candido, dunque sono. E' all’antica Roma che si deve il termine candidato, da secoli utilizzato per indicare chi aspira ad una carica politica o amministrativa. Nella Roma dei Cesari chi entrava in politica, per farsi riconoscere indossava una toga di un bianco particolarmente intenso, ‘candida’, appunto.

La toga degli antichi romani era un unico pezzo di lana semicircolare, molto ampio, che si indossava sopra la tunica. Lo ‘staff’ del candidato si premurava di eliminare il bianco sporco della lana, trattandolo con agenti sbiancanti fino a portarlo ad una tonalità il più splendente possibile. Il bianco, quindi, come segno di purezza, di candore. La toga candida era quindi il segno distintivo del candidato, il cui nome veniva riportato sulle tabulae dealbatae, una sorta di lavagne bianche che esposte al populus nel Foro.

Il candidato organizzava dei comizi nelle saepta, capaci di contenere fino a 70mila persone. L’obiettivo, quello di sempre: elencare le proprie virtù e mettere sul piatto le immancabili promesse elettorali. Da parecchi secoli i candidati non indossano più la toga. E come le cronache ci hanno insegnato, in molti casi il candido indumento sarebbe stato quanto meno fuori luogo.

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