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Piazza della Loggia

Strage Brescia: Mattarella, sconfortante responsabili impuniti dopo 41 anni

28 maggio 2015 | 12.16
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Il 28 maggio 1974 un'esplosione in Piazza della Loggia uccise 8 persone e ne ferì un centinaio durante un comizio

Strage Brescia: Mattarella, sconfortante responsabili impuniti dopo 41 anni

"E’ sconfortante che, ancora oggi, dopo 41 anni, non siano stati individuati e puniti i responsabili di tanta barbarie. La giustizia va perseguita sino in fondo e con ogni scrupolo. Carte processuali e inchieste parlamentari hanno messo in luce la matrice neo-fascista e le difficoltà frapposte alla ricerca della verità anche da settori degli apparati dello Stato". Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato in occasione del 41esimo anniversario della strage di piazza della Loggia. "Sono con voi, e con i cittadini di Brescia - scrive il Capo dello Stato - che non dimenticheranno mai la tremenda strage del 28 maggio 1974. Quel vile attentato stroncò otto vite umane, provocò il ferimento di un centinaio di persone e produsse una ferita profonda non solo nell’animo sconvolto dei familiari ma nell’intero corpo sociale del nostro Paese".

"Fu un’azione eversiva - prosegue Mattarella - il cui scopo era quello di destabilizzare l’ordine democratico e costituzionale. La solidarietà umana, che tutta la comunità nazionale deve a Brescia, e in particolare a coloro i quali piangono i parenti e gli amici scomparsi, non può essere disgiunta dalla mobilitazione civile: la bomba di piazza della Loggia aveva come bersaglio la convivenza, la partecipazione, la libertà politica e sindacale. Di tutto questo dobbiamo continuare a fare memoria. Per tenere alta la guardia contro ogni forma di violenza, di fanatismo, di terrorismo".

Il 28 maggio 1974 un'esplosione nella piazza centrale di Brescia provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102. Le vittime erano cinque giovani insegnanti iscritti alla Cgil scuola, dai 25 ai 37 anni, un pensionato ex partigiano di 69 anni e due operai di 56 e 60 anni. La bomba, nascosta in un cestino dei rifiuti, fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista, alla presenza del sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, del deputato del Pci Adelio Terraroli e del segretario della Camera del lavoro di Brescia, Gianni Panella.

La prima istruttoria portò alla condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana. Uno di loro, Ermanno Buzzi, fu strangolato in carcere il 13 aprile 1981 da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. In secondo grado, nel 1982, le condanne del giudizio di primo grado vennero commutate in assoluzioni, confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione. Un secondo filone di indagine, aperto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri rappresentanti della destra eversiva; gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989 con formula piena. La Cassazione, qualche mese dopo, confermò l'esito del processo di secondo grado.

Il 16 novembre 2010 la Corte D'Assise ha emesso la sentenza di primo grado della terza istruttoria, assolvendo tutti gli imputati con la formula dubitativa, corrispondente alla vecchia formula dell'insufficienza di prove. Oltre alle assoluzioni di Carlo Maria Maggi, Francesco Delfino e Pino Rauti, i giudici hanno disposto il non luogo a procedere per Maurizio Tramonte, per intervenuta prescrizione in relazione al reato di calunnia, e revocato la misura cautelare nei confronti dell'ex militante di Ordine Nuovo Delfo Zorzi.

Il 14 aprile 2012 la Corte d'Assise d'Appello conferma l'assoluzione per tutti gli imputati, condannando le parti civili al rimborso delle spese processuali, ma indica la responsabilità di tre ordinovisti ormai morti, Carlo Digilio, Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati. Il 21 febbraio 2014 la Corte di Cassazione annulla le assoluzioni di Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino. Viene così istruito un nuovo processo d'appello contro Tramonti e Maggi, che si è aperto nei giorni scorsi a Milano.

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