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Regionali: De Luca 'impresentabile', è bufera nel Pd, tutti contro Bindi

29 maggio 2015 | 17.48
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Renziani: 'Antimafia usata per vendette nel partito'. Orfini: "Tornano i processi di piazza"

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Diciassette nomi nella 'black list' della commissione Antimafia. A 48 ore dal voto in sette Regioni e oltre mille Comuni italiani, la lista degli 'impresentabili' viene resa nota dalla presidente Rosy Bindi. Un nome spicca su tutti: è quello di Vincenzo De Luca, candidato governatore dei dem in Campania. Un boccone amaro da mandar giù per Matteo Renzi, che proprio stamani, nella enews, aveva scommesso che degli impresentabili "nessuno verra' eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche". Previsioni smentite dalla lista della commissione Antimafia. A finire sotto accusa, proprio Bindi, colpita dal 'fuoco amico' dei dem. A conferenza stampa ancora in corso, fioccano messaggi al vetriolo contro di lei. I renziani in prima linea. "Bindi sta violando la Costituzione - twitta Ernesto Carbone - allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica". Sulla stessa linea la senatrice Francesca Puglisi: "Indecente l'utilizzo della commissione antimafia come strumento di vendetta politica".

"Arrivare al riconoscimento di patenti di onestà a 48h dal voto - sostiene Pina Picierno - è davvero una cosa mai vista che fa sorgere il sospetto che si voglia strumentalizzare e usare per fini "politici" anche l'antimafia". I renziani compatti. Ma non sono solo loro a prendersela con Bindi. Volano stracci al Nazareno in un'atmosfera da guerra civile.

La presidente dell'Antimafia finisce nel mirino di Matteo Orfini, presidente del Pd. Che va giù durissimo: "Tornano i processi di piazza". "Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca - riconosce Orfini - Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile. Siamo in uno stato di diritto in cui le sentenze le emette la magistratura e in cui la candidabilità o meno di qualcuno la decide la legge. Un paese in cui si è innocenti fino al terzo grado di giudizio".

Non solo. Per il presidente del Pd l'iniziativa di Bindi "è incredibile istituzionalmente, giuridicamente, ma anche culturalmente, perché ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla. Dispiace che a rendersi protagonista di un gesto del genere sia Rosy Bindi, che evidentemente ha deciso di piegare le istituzioni ai propri obiettivo di battaglia interna al Partito Democratico. Rimaniamo sereni e convinti delle nostre scelte. Nel pomeriggio sarò in Campania per dare una mano alla campagna elettorale". Dalla minoranza dem Enza Bruno Bossi prende le distanze. "Non sono d'accordo con questa posizione della Bindi - scrive su Twitter - perché per me il garantismo è fondante del riformismo". A difendere Bindi scende in campo Alfredo D'Attorre: "L'aggressione nei confronti del lavoro della commissione Antimafia e della presidente Bindi è inaccettabile e incompatibile con i valori fondanti del Pd". Intanto De Luca fa sapere che denuncerà la presidente della commissione Antimafia per diffamazione. E lancia il guanto di sfida invitandola "ad un pubblico dibattito entro domani mattina per sbugiardarla. L'unica impresentabile è lei, pia donna di potere".

Sembra il giorno nero di Bindi. Ma l'ex ministro tira dritto e si mostra convinta delle sue ragioni. Dall'Antimafia "nessuna ingerenza nella campagna elettorale - assicura - abbiamo solo fornito una fotografia per informare i cittadini della qualità della classe politica che vanno a votare. Noi abbiamo scattato una fotografia, abbiamo utilizzato dati pubblici ma non accessibili ai cittadini. Rientra nella nostra missione, e se non lo avessimo fatto ce ne avrebbero chiesto il perché". Bindi risponde a distanza anche al premier, che stamani aveva accusato il lavoro della commissione sugli impresentabili di autoreferenzialità. "Non c'è nessuna autoreferenzialità nel nostro lavoro, se non lo avessimo fatto saremmo stati inadempienti. Avrebbero potuto dirci: 'che ci state a fare?'. L'Antimafia viene istituita a ogni legislatura e a ogni legislatura viene tarata sulle necessità del momento storico. In questa legislatura avevamo anche questo compito". Eppure, nel Pd, nessuno sembra aver gradito.

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